Page 404 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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di quella siamo per ridurr’all’ordine le parti disordinate; se
partecipi. ben meglio è dire che mai, né ordinate né
disordinate, non si muovon di moto retto, ma
di un moto misto, che anco potrebb’esser circolare schietto; ma a noi
resta visibile e osservabile una parte sola di questo moto misto, cioè la
parte del retto, restandoci l’altra parte del circolare impercettibile, perché
noi ancora lo participiamo: e questo risponde a i razzi, li quali si
muovono in su e in giro, ma noi non possiamo distinguer il circolare,
perché di quello ci moviamo noi ancora. Ma quest’autore non credo che
abbia mai capita questa mistione, poiché si vede come egli resolutamente
dice che i razzi vanno in su a diritto e non vanno altrimenti in giro.
SIMP. Quare centrum spherae delapsae sub aequatore spiram describit
in eius plano, sub aliis parallelis spiram describit in cono? sub polo
descendit in axe, lineam gyralem decurrens in superficie cylindrica
consignatam? 121
SALV. Perché delle linee tirate dal centro alla circonferenza della sfera,
che son quelle per le quali i gravi descendono, quella che termina
nell’equinoziale disegna un cerchio, e quelle che terminano in altri
paralleli descrivon superficie coniche, e l’asse non descrive altro, ma si
resta nell’esser suo. E se io vi debbo dire il mio parer liberamente, dirò
che non so ritrarre da tutte queste interrogazioni costrutto nissuno che
rilievi contro al moto della Terra; perché s’io domandassi a quest’autore
(concedutogli che la Terra non si muova) quello che accaderebbe di tutti
questi particolari, dato che ella si movesse come vuole il Copernico, son
ben sicuro che e’ direbbe che ne seguirebbon tutti questi effetti, che egli
adesso oppone come inconvenienti per rimuover la mobilità; talché nella
mente di quest’uomo le conseguenze necessarie vengon reputate assurdi.
Ma, di grazia, se ci è altro, spediamoci da questo tedio.
SIMP. In questo che segue, ci è contro al Copernico e suoi seguaci, che
voglion che il moto delle parti, separate dal suo tutto, sia solo per riunirsi
al suo tutto, ma che naturale assolutamente sia il muoversi circolarmente
alla vertigine diurna; contro a i quali instà dicendo che, conforme
all’oppinion di costoro, si tota Terra, una cum aqua, in nihilum
redigeretur, nulla grando aut pluvia e nube decideret, sed naturaliter
tantum circumferretur; neque ignis ullus aut igneum ascenderet, cum,
illorum non improbabili sententia, ignis nullus sit supra. 122
SALV. La providenza di questo filosofo è mirabile e degna di gran lode,
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