Page 401 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 401
loro sien contrarii; sì che, v. g., il moto in su, che naturalmente compete
al fuoco, non possa competere all’acqua, ma che, sì come essa è per
natura contraria al fuoco, così a lei convenga quel moto che è contrario
al moto del fuoco, che sarà il moto deorsum: ma il moto circolare, che
non è contrario né al sursum né al deorsum, anzi che si può mescolare
con amendue, come il medesimo Aristotile afferma, perché non potrà
egualmente competere a i gravi ed a i leggieri? I moti poi che non
posson esser comuni a i viventi ed a i non viventi, son quelli che
dependon dall’anima; ma quelli che son del corpo, in quanto egli è
elementare, ed in conseguenza participante delle qualità degli elementi,
perché non hanno ad esser comuni al cadavero ed al vivente? E però,
quando il moto circolare sia proprio degli elementi, dovrà esser comune
de i misti ancora.
SAGR. È forza che quest’autor creda, che cadendo una gatta morta da una
finestra, non possa esser che anco viva ci potesse cadere, non essendo
cosa conveniente che un cadavero partecipi delle qualità che convengono
ad un vivente.
SALV. Non conclude, dunque, il discorso di quest’autore contro a chi
dicesse, il principio del moto circolare de i gravi e de i leggieri esser un
accidente interno. Non so quanto e’ sia per dimostrare che non possa
esser una sustanza.
SIMP. Insurge contro a questo con molte opposizioni, la prima delle quali
è questa: Si secundum (nempe si dicas, tale principium esse
substantiam), illud est aut materia, aut forma, aut compositum: sed
repugnant iterum tot diversae rerum naturae, quales sunt aves, limaces,
saxa, sagittae, nives, fumi, grandines, pisces, etc., quae tamen omnia,
specie et genere differentia, moverentur a natura sua circulariter, ipsa
naturis diversissima, etc. 113
SALV. Se queste cose nominate sono di nature diverse, e le cose di nature
diverse non possono aver un moto comune, bisognerà, quando si debba
sodisfare a tutte, pensar ad altro che a due moti solamente in su e in giù;
e se se ne deve trovar uno per le freccie, uno per le lumache, un altro per
i sassi, uno per i pesci, bisognerà pensare anco a i lombrichi e a i topazii
e all’agarico, che non son men differenti di natura tra di loro che la
gragnuola e la neve.
SIMP. Par che voi ve ne burliate di questi argomenti.
SALV. Anzi no, Sig. Simplicio; ma già si è risposto di sopra, cioè che se
401