Page 402 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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un moto in giù o vero in su può convenire alle cose nominate, potrà non
          meno convenir loro un circolare. E stando nella dottrina peripatetica, non

          porrete  voi  diversità  maggiore  tra  una  cometa  elementare  e  una  stella
          celeste, che tra un pesce e un uccello? e pur quelle si muovono amendue

          circolarmente. Or seguite il secondo argumento.
          SIMP. Si Terra staret per voluntatem Dei, rotarentne caetera annon? si

          hoc, falsum est a natura gyrari: si illud, redeunt priores quaestiones; et
          sane  mirum  esset,  quod  gavia  pisciculo,  alauda  nidulo  suo  et  corvus

          limaci petraeque, etiam volens, imminere non posset.                     114
          SALV. Io per me darei una risposta generale: che, dato per volontà di Dio

          che la Terra cessasse dalla vertigine diurna, quegli uccelli farebber tutto
          quello  che  alla  medesima  volontà  di  Dio  piacesse.  Ma  se  pur  cotesto

          autore desiderasse una più particolar risposta, gli direi che e’ farebber
          tutto l’opposito di quello che e’ facessero quando, mentre eglino separati
          dalla Terra si trattenesser per aria, il globo terrestre per volontà divina si

          mettesse  inaspettatamente  in  un  moto  precipitosissimo:  tocca  ora  a
          quest’autore ad assicurarci di quello che in tal caso accaderebbe.

          SAGR. Di grazia, Sig. Salviati, concedete a mia richiesta a quest’autore,
          che  fermandosi  la  Terra  per  volontà  di  Dio,  l’altre  cose  da  quella

          separate  continuasser  d’andar  in  volta  del  natural  movimento  loro,  e
          sentiamo  quali  impossibili  o  inconvenienti  ne  seguirebbero:  perché  io

          per  me  non  so  veder  disordini  maggiori  di  questi  che  produce  l’autor
          medesimo, cioè che l’allodole, ancorché le volessero, non si potrebber
          trattener sopra i nidi loro, né i corbi sopra le lumache o sopra i sassi; dal

          che  ne  seguirebbe  che  a  i  corbi  converrebbe  patirsi  la  voglia  delle
          lumache, e gli allodolini si morrebber di fame e di freddo, non potendo

          esser né imbeccati né covati dalle lor madri: questa è tutta la rovina ch’io
          so  ritrar  che  seguirebbe,  stante  il  detto  dell’autore.  Vedete  voi,  Sig.
          Simplicio, se maggiori inconvenienti seguir ne dovessero.

          SIMP. Io non ne so scorger di maggiori, ma è ben credibile che l’autore ci
          scorga, oltre a questi, altri disordini in natura, che forse per suoi degni

          rispetti  non  ha  volsuti  produrre.  Seguirò  dunque  la  terza  instanza:
          Insuper, quî fit ut istae res tam variae tantum moveantur ab occasu in

          ortum  parallelae  ad  aequatorem?  ut  semper  moveantur,  numquam
          quiescant?     115

          SALV. Muovonsi da occidente in oriente, parallele all’equinoziale, senza
          fermarsi, in quella maniera appunto che voi credete che le stelle fisse si





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