Page 382 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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semplice linea retta. Stabilisce poi e conferma questa
grand’improbabilità co ’l promover, per modo di interrogazioni, molte
difficultà impossibili a rimuoversi da i seguaci del Copernico; e sono, se
ben mi ricorda…
SALV. Piano un poco: di grazia, Sig. Simplicio, non vogliate
avvilupparmi con tante novità in un tratto; io ho poca memoria, e però
mi bisogna andar di passo in passo. E perché mi sovviene aver già voluto
calcolare in quanto tempo un simil grave, cadendo dal concavo della
Luna, arriverebbe nel centro della Terra, e mi par ricordare che il tempo
non sarebbe sì lungo, sarà bene che voi ci dichiate con qual regola
quest’autore abbia fatto il suo computo.
SIMP. Hallo fatto, per provare il suo intento a fortiori, vantaggioso assai
per la parte avversa, supponendo che la velocità del cadente per la linea
verticale verso il centro della Terra fusse eguale alla velocità del suo
moto circolare fatto nel cerchio massimo del concavo dell’orbe lunare, al
cui ragguaglio verrebbe a fare in un’ora dodicimila seicento miglia
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tedesche, cosa che veramente ha dell’impossibile; tuttavia, per
abbondare in cautela e dar tutti i vantaggi alla parte, ei la suppone per
vera, e conclude il tempo della caduta dovere ad ogni modo esser più di
sei giorni.
SALV. E quest’è tutto il suo progresso? e con questa dimostrazione prova,
il tempo di tal cascata dover esser più di sei giorni?
SAGR. Parmi che e’ si sia portato troppo discretamente, poiché essendo in
poter del suo arbitrio dar qual velocità gli piaceva a un tal cadente, ed in
conseguenza farlo venire in Terra in sei mesi ed anco in sei anni, si è
contentato di sei giorni. Ma di grazia, Sig. Salviati, racconciatemi un
poco il gusto co ’l dirmi in qual maniera procedeva il vostro computo,
già che voi dite averlo altra volta fatto; ché ben son sicuro che se ’l
quesito non ricercava qualche operazione spiritosa, voi non vi areste
applicata la mente.
SALV. Non basta, Sig. Sagredo, che la conclusione sia nobile e grande,
ma il punto sta nel trattarla nobilmente. E chi non sa che nel resecar le
membra di un animale si possono scoprir meraviglie infinite della
provida e sapientissima natura? tuttavia, per uno che il notomista ne
tagli, mille ne squarta il beccaio; ed io, nel cercar ora di sodisfare alla
vostra domanda, non so con quale delli due abiti sia per comparire in
scena: pur, preso animo dalla comparsa dell’autor del Sig. Simplicio,
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