Page 363 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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perpendicolare AC qualsivoglia punto C, e fattolo centro, descrivasi con
          l’intervallo CA un arco AMP, il quale taglierà le parallele determinatrici

          de i gradi di velocità, per minime che elle siano e comprese dentro ad
          angustissimo angolo rettilineo; delle quali parallele le parti che restano

          tra l’arco e la tangente AB sono le quantità de gli spazii e de i ritorni
          sopra la ruota, sempre minori, e con maggior proporzione minori quanto

          più s’accostano al contatto, minori, dico, di esse parallele, delle quali son
          parti. Le parallele comprese tra le linee rette, nel ritirarsi verso l’angolo,

          diminuiscono sempre con la medesima proporzione, come, v. g., essendo
          divisa la AH in mezo nel punto F, la parallela HI sarà doppia della FG, e
          suddividendo  la  FA  in  mezo,  la  parallela  prodotta  dal  punto  della

          divisione sarà la metà della FG, e continuando la suddivisione in infinito,
          le  parallele  sussequenti  saranno  sempre  la  metà  delle  prossime

          precedenti: ma non così avviene delle linee intercette tra la tangente e la
          circonferenza del cerchio; imperocché, fatta l’istessa suddivisione nella
          FA  e  posto,  per  esempio,  che  la  parallela  che  vien  dal  punto  H  fusse

          doppia  di  quella  che  vien  da  F,  questa  sarà  poi  più  che  doppia  della
          seguente,  e  continuamente  quanto  verremo  verso  il  toccamento  A

          troveremo le precedenti linee contenere le prossime seguenti tre, quattro,
          dieci,  cento,  mille,  centomila,  e  cento  milioni,  e  più  in  infinito.  La

          brevità, dunque, di tali linee si riduce a tale, che di gran lunga supera il
          bisogno per far che il proietto, per leggerissimo che sia, ritorni, anzi pur

          si mantenga, sopra la circonferenza.              66
          SAGR. Io resto molto ben capace di tutto il discorso e della forza con la

          quale egli strigne: tuttavia mi pare che chi volesse travagliarlo ancora,
          potrebbe muoverci qualche difficultà, con dire che delle due cause che

          rendono la scesa del mobile più e più tarda in infinito, è manifesto che
          quella  che  depende  dalla  vicinità  al  primo  termine  della  scesa,  cresce
          sempre  con  la  medesima  proporzione,  sì  come  sempre  mantengono

          l’istessa proporzione tra di loro le parallele etc.; ma che la diminuzion
          della medesima velocità dependente dalla diminuzion della gravità del

          mobile (che era la seconda causa) si faccia essa ancora con la medesima
          proporzione,  non  par  così  manifesto.  E  chi  ci  assicura  che  ella  non  si

          faccia secondo la proporzione delle linee intercette tra la tangente e la
          circonferenza, o pur anco con proporzion maggiore?










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