Page 347 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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in  conseguenza  vedendosi  non  saper  né  anco  una  ben  minimissima
          particella  dello  scibile,  s’ammazzano  con  le  vigilie,  con  le

          contemplazioni, e si macerano intorno a esperienze ed osservazioni. Ma
          di grazia torniamo a’ nostri uccelli: nel proposito de’quali voi avevi detto

          che  l’aria  mossa  con  grandissima  velocità  poteva  loro  restituir  quella
          parte  del  movimento  diurno  che  tra  gli  scherzi  de’  lor  voli  potessero

          avere smarrita; sopra di che io replico che l’aria mossa non par che possa
          conferire in un corpo solido e grave una velocità tanta quanta è la sua

          propria; e perché quella dell’aria è quanto quella della Terra, non pareva
          che l’aria fusse bastante a ristorar il danno della perdita nel volo de gli
          uccelli.

          SALV.  Il  discorso  vostro  ha  in  apparenza  molto  del  probabile,  ed  il
          dubitar  a  proposito  non  è  da  ingegni  dozinali;  tuttavia,  levatane

          l’apparenza, credo che in esistenza e’ non abbia un pelo più di forza che
          gli altri già considerati e sciolti.
          SAGR.  È  non  è  dubbio  alcuno,  che  quando  e’  non  sia  concludente

          necessariamente,  la  sua  efficacia  non  può  esser  se  non  nulla
          assolutamente,  perché  quando  la  conclusione  è  necessariamente  in

          questo modo solo, non si può produr per l’altra parte ragion che vaglia.
          SALV.  L’aver  voi  maggior  difficultà  in  questa  che  nell’altre  instanze,

          pare a me che dependa dall’esser gli uccelli animati, e poter per ciò usar
          forza  a  lor  piacimento  contro  al  primario  moto  ingenito  nelle  cose

          terrene, nel modo appunto che gli veggiamo, mentre son vivi, volar anco
          all’insù,  moto  impossibile  ad  essi  come  gravi,  dove  che  morti  non
          posson  se  non  cadere  a  basso;  e  perciò  stimate  voi  che  le  ragioni  che

          hanno  luogo  in  tutte  le  sorti  de  i  proietti  detti  di  sopra,  non  possano
          averlo ne gli uccelli; e quest’è verissimo, e perché è vero, però non si

          vede, Sig. Sagredo, fare a quei proietti quel che fanno gli uccelli: ché se
          voi dalla cima della torre lascerete cadere un uccel morto e un vivo, il

          morto farà quell’istesso che fa una pietra, cioè seguiterà prima il moto
                                              generale  diurno,  e  poi  il  moto  a  basso,  come
            Si risolve l’argomento
                                              grave; ma se l’uccello lasciato sarà vivo, chi gli
            preso dal volar
            de gli uccelli                    vieta  che,  restando  sempre  in  lui  il  moto
                                              diurno, e’ non si getti, co ’l batter le ale, verso
            contro al moto
            della Terra.                      qual  parte  dell’orizonte  più  gli  piacerà?  e
                                              questo nuovo moto, come suo particolare e non

          participato a noi, ci si deve far sensibile. E quando e’ si sia co ’l suo volo
          mosso verso occidente, chi gli ha da vietare che con altrettanto batter di



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