Page 323 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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veggono quelli che giuocano con palle di legno a chi più s’accosta a un
segno determinato, quando giuocano in una strada sassosa e piena
d’intoppi, da far deviar in mille modi la palla né punto andar verso il
segno, per isfuggirli tutti, gettar la palla non ruzzolando per terra, ma di
posta per aria, come se avessero a gettare una piastra piana; ma perché
nel gettar la palla ella esce di mano con qualche vertigine conferitale
dalle dita, tuttavoltaché la mano si tenesse sotto la palla, come
comunemente si tiene, onde la palla, nel percuotere in terra presso al
segno, tra ’l moto del proiciente e quel della vertigine scorrerebbe assai
lontana, per far ch’ella si fermi, abbrancano artifiziosamente la palla,
tenendo la mano di sopra e la palla di sotto, alla quale nello scappar vien
conferita dalle dita la vertigine al contrario, per la quale, nel battere in
terra vicino al segno, quivi si ferma o poco più avanti scorre. Ma per
tornar al principal problema, che è stato causa di far nascer questi altri,
dico che è possibile che uno mosso velocissimamente si lasci uscir una
palla di mano la quale, giunta che sia in terra, non solo séguiti il moto di
colui, ma lo anticipi ancora, movendosi con velocità maggiore. E per
vedere un tal effetto, voglio che il corso sia d’una carretta, alla quale per
banda di fuori sia fermata una tavola pendente, sì che la parte inferiore
resti verso i cavalli e la superiore verso le ruote di dietro. Ora, se nel
maggior corso della carretta alcuno, che vi sia dentro, lascerà cadere una
palla giù per il pendio di quella tavola, ella nel venir giù ruzzolando
acquisterà vertigine in sé stessa, la quale, aggiunta al moto impresso
dalla carretta, porterà la palla per terra assai più velocemente della
carretta: e quando si accomodasse un’altra tavola pendente all’opposito,
si potrebbe temperare il moto della carretta in modo, che la palla scorsa
giù per la tavola, nell’arrivare in terra, restasse immobile, ed anco
talvolta corresse al contrario della carretta. Ma troppo lungamente ci
siam partiti dalla materia; e se il Sig. Simplicio resta appagato della
soluzione del primo argomento contro alla mobilità della Terra, preso da
i cadenti a perpendicolo, si potrà venire a gli altri.
SALV. Le digressioni fatte sin qui non son talmente aliene dalla materia
che si tratta, che si possan chiamar totalmente separate da quella;
oltreché dependono i ragionamenti da quelle cose che si vanno destando
per la fantasia non a un solo, ma a tre, che anco, di più, discorriamo per
nostro gusto, né siamo obligati a quella strettezza che sarebbe uno che ex
professo trattasse metodicamente una materia, con intenzione anco di
publicarla. Non voglio che il nostro poema si astringa tanto a quella
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