Page 318 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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SALV. Io credo che voi v’inganniate d’assai, e son sicuro che l’esperienza
vi mostrerà il contrario e che la palla, arrivata che sia in terra, correrà
insieme col cavallo, né gli resterà indietro se non quanto l’asprezza ed
inegualità della strada l’impedirà: e la ragione mi par pure assai chiara.
Imperocché, quando voi, stando fermo, tiraste per terra la medesima
palla, non continuerebbe ella il moto anco fuor della vostra mano? e per
tanto più lungo intervallo, quanto la superficie fusse più eguale, sì che, v.
g., sopra il ghiaccio andrebbe lontanissima?
SIMP. Questo non ha dubbio, quando io gli do impeto col braccio; ma
nell’altro caso si suppone che colui che è sul cavallo la lasci solamente
cadere.
SALV. Così voglio io che segua. Ma quando voi la tirate col braccio, che
altro rimane alla palla, uscita che ella vi è di mano, che il moto concepito
dal vostro braccio, il quale, in lei conservato, continua di condurla
innanzi? ora, che importa che quell’impeto sia conferito alla palla più dal
vostro braccio che dal cavallo? mentre che voi sete a cavallo, non corre
la vostra mano, ed in conseguenza la palla, così veloce come il cavallo
stesso? certo sì; adunque, nell’aprir solamente la mano, la palla si parte
col moto già concepito non dal vostro braccio per moto vostro
particolare, ma dal moto dependente dall’istesso cavallo, che vien
comunicato a voi, al braccio, alla mano, e finalmente alla palla. Anzi
voglio dirvi di più, che se colui nel correre getterà col braccio la palla al
contrario del corso, ella, arrivata che sia in terra, talvolta, ancorché
scagliata al contrario, pur seguiterà il corso del cavallo, e talvolta resterà
ferma in terra, e solamente si muoverà all’opposito del corso, quando il
moto ricevuto dal braccio superasse in velocità quello della carriera. Ed è
una vanità quella di alcuni che dicono, potersi dal cavaliere lanciare una
zagaglia per aria verso la parte del corso, e col cavallo seguirla e
raggiugnerla e finalmente ripigliarla: e dico una vanità, perché a far che
il proietto vi torni in mano, bisogna tirarlo all’insù, nel modo medesimo
che se altri stesse fermo; perché, sia pure il corso quanto si voglia
veloce, purché sia uniforme ed il proietto non sia una cosa leggierissima,
sempre ricaderà in mano al proiciente, e sia pur gettato in alto quanto si
voglia.
SAGR. Da questa dottrina io vengo in cognizione di alcuni problemi assai
curiosi, in materia di questi proietti; il primo de’ quali dovrà parer molto
strano al Sig. Simplicio. E il problema è questo:
Problemi diversi e
ch’io dico che è possibile che lasciata cader
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