Page 272 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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impertinentemente negar quelle che veggono nel cielo della natura.
SAGR. Questi tali mi fanno sovvenire di quello
Caso ridicolo di
scultore, che avendo ridotto un gran pezzo di marmo
certo scultore.
all’immagine non so se d’un Ercole o di un Giove
fulminante, e datogli con mirabile artifizio tanta vivacità e fierezza che
moveva spavento a chiunque lo rimirava, esso ancora cominciò ad
averne paura, se ben tutto lo spirito e la movenza era opera delle sue
mani; e ’l terrore era tale, che più non si sarebbe ardito di affrontarlo con
le subbie e ’l mazzuolo.
SALV. Io mi son più volte maravigliato come possa esser che questi
puntuali mantenitori d’ogni detto d’Aristotile non si accorgano di quanto
gran progiudizio e’ sieno alla reputazione ed al credito di quello, e
quanto, nel volergli accrescere autorità, gliene detraggano; perché,
mentre io gli veggo ostinati in voler sostener proposizioni le quali io
tocchi con mano esser manifestamente false, ed in volermi persuadere
che così far convenga al vero filosofo e che così farebbe Aristotile
medesimo, molto si diminuisce in me l’opinione che egli abbia
rettamente filosofato intorno ad altre conclusioni a me più recondite: ché
quando io gli vedessi cedere e mutare opinione per le verità manifeste, io
crederei che in quelle dove e’ persistessero, potessero avere salde
dimostrazioni, da me non intese o sentite.
SAGR. O vero, quando gli paresse di metter troppo della lor reputazione e
di quella d’Aristotile nel confessar di non aver saputa questa o quella
conclusione ritrovata da un altro, non sarebb’ei manco male il ritrovarla
tra i suoi testi con l’accozzarne diversi, conforme alla prattica
significataci dal Sig. Simplicio? perché se vi è ogni scibile, è ben anco
forza che vi si possa ritrovare.
SALV. Sig. Sagredo, non vi fate beffe di questo
Oportuna resoluzione
di un filosofo avvedimento, che mi par che lo proponghiate
burlando; perché non è gran tempo che avendo
peripatetico.
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un filosofo di gran nome composto un libro
dell’anima, nel quale, in riferir l’opinione d’Aristotile circa l’esser o non
essere immortale, adduceva molti testi, non già de i citati da
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Alessandro, perché in quelli diceva che Aristotile non trattava né anco
di tal materia, non che determinasse cosa veruna attenente a ciò, ma altri
da sé ritrovati in altri luoghi reconditi, che piegavano al senso
pernizioso, e venendo avvisato che egli avrebbe avute delle difficultà nel
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