Page 271 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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maniera  di  adombrarlo  sotto  varie  coperte:  e                 far l’oro.
          piacevolissima cosa è il sentire i comenti loro

          sopra  i  poeti  antichi,  ritrovando  i  misteri  importantissimi  che  sotto  le
          favole loro si nascondono, e quello che importino gli amori della Luna, e

          ’l  suo  scendere  in  Terra  per  Endimione,  l’ira  sua  contro  Atteone,  e
          quando Giove si converte in pioggia d’oro, e quando in fiamme ardenti,

          e quanti gran segreti dell’arte sieno in quel Mercurio interprete, in quei
          ratti di Plutone, in quei rami d’oro.           6

          SIMP.  Io  credo,  e  in  parte  so,  che  non  mancano  al  mondo  de’  cervelli
          molto  stravaganti,  le  vanità  de’  quali  non  dovrebbero  ridondare  in

          pregiudizio  d’Aristotile,  del  quale  mi  par  che  voi  parliate  talvolta  con
          troppo  poco  rispetto;  e  la  sola  antichità,  e  ’l  gran  nome  che  si  è

          acquistato  nelle  menti  di  tanti  uomini  segnalati,  dovrebbe  bastar  a
          renderlo riguardevole appresso di tutti i letterati.
                                             SALV.  Il  fatto  non  cammina  così,  Sig.
            Alcuni seguaci
            d’Aristotile sciemano            Simplicio:  sono  alcuni  suoi  seguaci  troppo
                                             pusillanimi,  che  danno  occasione,  o,  per  dir
            la reputazione di

            quello col troppo                meglio,  che  darebbero  occasione,  di  stimarlo
                                             meno,  quando  noi  volessimo  applaudere  alle
            volergliela accrescere.
                                             loro leggereze. E voi, ditemi in grazia, sete così
          semplice che non intendiate che quando Aristotile fusse stato presente a

          sentir il dottor che lo voleva far autor del telescopio, si sarebbe molto più
          alterato  contro  di  lui  che  contro  quelli  che  del  dottore  e  delle  sue
          interpretazioni si ridevano? Avete voi forse dubbio che quando Aristotile

          vedesse le novità scoperte in cielo, e’ non fusse per mutar opinione e per
          emendar  i  suoi  libri  e  per  accostarsi  alle  più  sensate  dottrine,

          discacciando  da  sé  quei  così  poveretti  di  cervello  che  troppo
          pusillanimamente  s’inducono  a  voler  sostenere  ogni  suo  detto,  senza
          intendere  che  quando  Aristotile  fusse  tale  quale  essi  se  lo  figurano,

          sarebbe  un  cervello  indocile,  una  mente  ostinata,  un  animo  pieno  di
          barbarie,  un  voler  tirannico,  che,  reputando  tutti  gli  altri  come  pecore

          stolide,  volesse  che  i  suoi  decreti  fussero  anteposti  a  i  sensi,  alle
          esperienze,  alla  natura  istessa?  Sono  i  suoi  seguaci  che  hanno  data

          l’autorità ad Aristotile, e non esso che se la sia usurpata o presa; e perché
          è più facile il coprirsi sotto lo scudo d’un altro che ’l comparire a faccia

          aperta, temono né si ardiscono d’allontanarsi un sol passo, e più tosto
          che  mettere  qualche  alterazione  nel  cielo  di  Aristotile,  vogliono





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