Page 265 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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accolta  praticamente  da  tutti  i  filosofi  o  scienziati,  quale  che  fosse  la  loro  tendenza,
          sebbene i particolari suscitassero enormi discussioni. Secondo Aristotele, infatti, era per
          esempio  chiaro  che,  tanto  nella  generazione  spontanea  quanto  in  quella  sessuata,
          interveniva  come  elemento  fondamentale  il  «calore  vitale»  presente  nel  seme  del
          maschio e che era «analogo all’elemento delle stelle». Non era «fuoco», puntualizzava
          Aristotele,  che  «non  genera  nessun…  essere  vivente…»,  mentre  a  generarli  sono  «il
          calore del Sole e quello degli animali» (De generatione animalium, V, 10, 777b 24-31).
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             L’asse di rotazione terrestre, pur restando parallelo a se stesso, è inclinato nella teoria
          eliocentrica  di  23,5°  rispetto  al  piano  dell’orbita  terrestre  ovvero  piano  dell’eclittica.
          Questa inclinazione provoca l’apparente salita o discesa del Sole nel suo moto annuo
          apparente. Lo spostamento dal piano dell’elittica è di 23,5° verso nord in giugno e verso
          sud in dicembre, con un’escursione annua complessiva di 47°. Anche l’asse di rotazione
          della Luna si mantiene parallelo a se stesso, ma la sua inclinazione rispetto all’eclittica è
          di  quasi  90°,  cioè  quasi  perpendicolare  all’asse  dell’eclittica.  La  sua  variazione
          stagionale si deve pertanto quasi unicamente all’inclinazione della sua orbita rispetto al
          piano dell’eclittica, che è di circa 5°. Abbiamo già accennato a questa «deambulazione»
          del ventre del dragone in una precedente nota. In realtà, come si vede, Galileo parla qui
          in termini geocentrici. Visto dalla Terra apparentemente immobile, il Sole non «sorge»
          né  «tramonta»  per  gli  stessi  punti  rispettivamente  dell’est  e  dell’ovest,  ma,  nel  corso
          dell’anno,  si  sposta  «salendo»  e  «scendendo»  verso  il  nord  e  verso  il  sud  entro  un
          angolo di circa 47°, spostamento che corrisponde all’angolo compreso tra il punto più a

          nord  e  il  punto  più  a  sud  dell’eclittica  (o  percorso  annuo  del  Sole),  che  è  inclinata
          rispetto all’equatore di circa 23,5°.
          92   Questo  passo  potrebbe  essere  interpretato  come  un’espressione  del  principio  di
          pienezza,  il  quale  afferma  che  tutto  ciò  che  è  possibile  è  reale,  e  che  non  esiste
          potenzialità dell’essere che non si attualizzi; perciò esisterebbero, per esempio, tutte le
          possibili varianti dei generi di esseri viventi. Nel pensiero cristiano, com’è ovvio, questo
          principio diventa un prodotto dell’onnipotenza e bontà divine. Si veda Lovejoy, 1966,
          pp. 73 e 169 ss.
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             Archita di Taranto, famoso filosofo e uomo politico pitagorico del IV secolo a.C., che
          fu amico di Platone. Nelle Noctes atticae, Aulo Gellio, dopo aver rifiutato alcuni prodigi
          attribuiti ad autori antichi, o da loro menzionati cita questa meraviglia meccanica che
          molti  filosofi  greci,  e  soprattutto  Favorino,  attribuivano  ad  Archita.  La  citazione  di

          Favorino riferita da Aulo Gellio, suona: «Archita di Taranto, che tra le altre cognizioni
          padroneggiava la meccanica, fece una colomba di legno che volava e che, quando si
          posava, non tornava più a levarsi in volo» (Aulo Gellio, Le notti attiche, a cura di Luigi
          Rusca, Rizzoli, Milano, 1968, lib. X, cap. 12, p. 279).
          94  È certo che questo paragone tra la comprensione umana e la divina fu uno dei luoghi
          che la commissione speciale nominata da papa Urbano VIII, dopo la pubblicazione del
          Dialogo nel 1632, consegnò per un esame al Sant’Uffizio (Opere, XIX, p. 327).
          95  Per un’esatta comprensione di questo passo, si dovrebbe riportare la dimostrazione

          del  cosiddetto  teorema  di  Pitagora,  esposta  da  Euclide  negli  Elementi,  Libro  I,
          Proposizione 47, come pure l’enunciato delle proposizioni 35 ss. Possiamo comunque
          fare le seguenti osservazioni. In primo luogo, come è ovvio, il termine «quadrato» va



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