Page 259 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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circolarmente. Con questa premessa – dalla quale, come abbiamo visto, Galileo non si è
ancora liberato – il movimento dei pianeti, specialmente di Mercurio, Venere, Marte,
Giove e Saturno, è assai irregolare e irrazionale. Effettivamente, nel loro moto normale
verso est, sullo sfondo delle stelle, questi pianeti di tanto in tanto sembrano fermarsi,
retrocedere verso ovest e quindi ricominciare il loro movimento verso est. Per spiegare
questi strani fatti, per «salvare queste apparenze», Tolomeo fece ricorso a un espediente
geometrico consistente nel supporre che il pianeta fosse situato sopra un cerchio, il
cosiddetto epiciclo, che si muoveva sulla circonferenza di un altro cerchio, deferente,
che a sua volta si muoveva in cerchio intorno alla Terra. Copernico non aveva bisogno
di questi epicicli maggiori, perché nel suo sistema la retrogradazione era solo apparente
e spiegabile con le velocità e posizioni relative della Terra e dei pianeti. Ma anch’egli
condivideva il dogma della circolarità, e si servì di epicicli minori per spiegare anomalie
meno palesi. Così per esempio, nel caso della Luna, Copernico critica l’uso che
Tolomeo aveva fatto dell’equante e utilizza non uno, bensì due epicicli, sovrapposti
l’uno all’altro (Copernico, De revolutionibus, libro IV, cap. 3 ss.). Ciò detto, la tesi di
Sagredo consiste nel sostenere, che se la Luna è fissa in un deferente, dalla Terra posta
al centro ne vedremo sempre la stessa faccia. La tesi di Salviati è che, se ciò accade, è
perché la Luna è fissa in un epiciclo minore che si muove in cerchio su un deferente nel
cui centro sta la Terra. Se l’epiciclo ruota su se stesso alla stessa velocità con cui il
deferente compie un giro intorno alla Terra, anche allora vedremo sempre la stessa
faccia della Luna. Noi diremmo semplicemente che la Luna gira su se stessa alla stessa
velocità che intorno alla Terra.
66 Si attribuisce ai pitagorici, e più precisamente a Filolao, la creazione di un sistema nel
quale la Terra, la Luna, il Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno e la sfera delle
stelle fisse giravano, in quest’ordine, intorno a un fuoco centrale chiamato Estia, il quale
comprendeva nove corpi rotanti attorno al centro, cosa che, a quanto sembrava,
costituiva una qualche imperfezione impossibile, uno scarto che bisognava correggere:
la perfezione del numero dieci esigeva l’esistenza di un decimo corpo. Identificato come
Anticton o anti-Terra e situato tra la Terra e il fuoco centrale, esso avrebbe completato il
sistema. Il periodo di rivoluzione della Terra intorno al fuoco centrale sarebbe di
ventiquattro ore e coinciderebbe con la durata della sua rotazione sul proprio asse.
Questa rotazione legata farebbe sì che una delle sue facce, precisamente quella abitata
dai greci e da noi, guardasse sempre il lato opposto del fuoco centrale, sicché questo
resterebbe invisibile. Inoltre, dato che l’anti-Terra avrebbe lo stesso periodo di
rivoluzione della Terra, si troverebbe sempre situata esattamente tra la Terra e il fuoco
centrale e pertanto ci risulterebbe anch’essa invisibile. Lo stesso Aristotele (De caelo,
XIII, 293a 20-25, e Metafisica, I, 5, 986a 10) considerava questa teoria altamente
speculativa. In ogni caso risulta ovvia l’analogia tra le rotazioni legate della Terra
secondo il sistema pitagorico e della nostra Luna, e pertanto le possibilità di visione
degli abitanti della Terra pitagorica e della nostra Luna, cosa che giustifica la boutade di
Galileo.
67 Sarebbe questo l’unico caso nel quale l’osservatore si troverebbe esattamente nel
punto della superficie terrestre per il quale passerebbe la linea che unisce i centri lunare
e terrestre. L’argomento di Galileo somiglia assai da vicino alla spiegazione data da
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