Page 256 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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sistema copernicano a quello di Tycho, ma vuole farlo nascostamente. I gesuiti e la
Chiesa si erano dichiarati per il sistema tychonico e Galileo non avrebbe ottenuto
l’imprimatur se lo avesse attaccato apertamente.
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Nel novembre e dicembre del 1611, il gesuita Cristoforo Scheiner scrisse tre lettere a
Marcus Welser per informarlo che aveva scoperto delle macchie sulla superficie solare,
e ne spiegava la natura. Dopo aver preso in considerazione altre ipotesi, nella terza
epistola affermava che le macchie solari erano stelle – vale a dire pianeti o corpi opachi
– vicini al Sole, cosa questa che era la migliore salvaguardia della incorruttibilità e
ingenerabilità del Sole e, per estensione, del mondo celeste. Poiché i gesuiti non
volevano esporsi a possibili errori che li screditassero in seno alla Compagnia, le Tres
epistolae de maculis solaribus furono pubblicate nel 1612 con lo pseudonimo di Apelles
Latens post tabulam, e Welser le inviò a Galileo. Nel maggio del 1612, questi rispose
con due lettere successive contestando la tesi di Apelles, che aveva capito essere un
gesuita, ed esponendo la sua interpretazione. Dal canto suo, Scheiner scrisse un
trattatello che fu pubblicato nell’inverno del 1612, con il titolo di De maculis solaribus
et stellis circa Jovem errantibus accuratior disquisitio, nel quale enumerava le
auctoritates a suo favore, annunciava la scoperta di un quinto satellite di Giove e
spiegava la luce secondaria della Luna come frutto della sua trasparenza. Galileo replicò
con una terza lettera a Welser nella quale rivendicava per sé, pubblicamente, la priorità
della scoperta delle macchie. Le tre lettere di Galileo furono pubblicate nel 1613
dall’Accademia dei Lincei con il titolo di Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie
solari e loro accidenti. È difficile verificare la fondatezza della rivendicazione della
priorità di Galileo. In ogni caso sembra che tanto lui, quanto Scheiner o Johannes
Fabricius a Wittenberg, Thomas Harriot in Inghilterra e Domenico Passignani in Italia,
abbiano osservato le macchie indipendentemente l’uno dall’altro. Le lettere e i trattati
menzionati sono contenuti nel volume V delle Opere di Galileo.
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Non si dimentichi che, secondo la cosmologia aristotelico-tolemaica, noi, trovandoci
al centro, guardiamo il Sole «dal basso». Sicché, se vediamo macchie «davanti» al Sole,
è perché si trovano «al di sotto» di esso.
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A prima vista i moti del Sole e della Luna sembrano meno complicati, e più
facilmente spiegabili, mediante moti circolari, di quelli degli altri pianeti. Potrebbe
effettivamente sembrare che sarebbe sufficiente collocarli su un circolo che girasse
attorno alla Terra a determinate velocità; ma, quando lo si verifica, si scoprono altre
irregolarità che complicano enormemente il problema. Per trovare la soluzione a queste
irregolarità, Tolomeo si servì di tre tipi di espedienti geometrici, il sistema di epiciclo-
deferente (del quale parleremo più avanti), l’eccentrico e l’equante. L’eccentrico è un
espediente geometrico mediante il quale si colloca il pianeta – in questo caso il Sole – in
un cerchio il cui centro non coincide con la Terra. Nell’eccentrico, il pianeta si muove in
cerchio con moto uniforme intorno al centro geometrico, e il metodo serve a spiegare
apparenti irregolarità nella velocità o nella circolarità delle orbite planetarie. Tolomeo si
serviva di questo espediente per spiegare, per esempio, il fatto che il Sole tarderebbe sei
giorni di più per spostarsi dall’equinozio di primavera all’equinozio di autunno – a 180°
se il moto avesse per centro la Terra –, che per passare dall’equinozio d’autunno a
quello di primavera – altri 180° nell’ipotesi geocentrica. L’equante è un punto
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