Page 253 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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diplomatica, non avesse alcuna intenzione di proporre teorie alternative nelle scienze in
          oggetto, e d’altra parte è anche certo e palese in tutta la sua opera che era consapevole di
          proporre un’alternativa globale.
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             Questo testo è una parafrasi di quello di Aristotele in De caelo, I, 3, 270a, 14-17:
          «Poiché  tutto  ciò  che  si  genera  è  generato  a  partire  da  un  opposto  e  da  un  qualche
          sostrato, nello stesso modo si distrugge in un sostrato per l’azione di un opposto verso
          un altro contrario». Per lo sviluppo di questi temi, si può anche vedere Fisica, I, 5, 188b,

          21-26; e Fisica I, 7-9, 190a-200b.
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             La credenza nella generazione spontanea, ossia nella possibilità che si generassero
          esseri viventi, di solito piuttosto elementari, a partire da varie categorie di materia inerte,
          è unanime fin dall’antichità classica. Solo a partire dalla seconda metà del XVII secolo,
          grazie a esperienze come quelle di Redi, Malpighi, Leeuwenhoek, Swammerdam e altri,
          andarono  progressivamente  diminuendo  gli  animalcula  che  si  supponevano  così
          generati.  Ma  il  mondo  microscopico,  che  si  cominciò  a  scoprire  allora,  complicò
          alquanto  la  problematica  e,  fino  al  XIX  secolo,  con  Pasteur,  la  teoria  non  venne
          totalmente liquidata.
          43   Galileo  voleva  così  evitare  di  rimanere  impigliato  nel  misterioso  dogma  della

          transustanziazione  dell’eucarestia.  Pietro  Redondi  ha  sostenuto  (Redondi,  1983)  che
          Galileo era caduto in quel pericolo nel Saggiatore che, con la sua teoria atomistica della
          materia, metteva in discussione tale dogma e, a partire da ciò, ha ipotizzato che fosse
          stato  questo  l’autentico  motivo  della  condanna  di  Galileo.  La  difesa  del
          copernicanesimo sarebbe stata un mero pretesto di cui si sarebbe servito papa Urbano
          VIII per nascondere l’autentico problema sollevato dal suo antico protetto. La tesi del
          libro  di  Redondi  è  stata  duramente  ed  efficacemente  criticata,  ma  ciò  non  toglie  che
          l’opera di Redondi continui a risultare appassionante.
          44  A questo punto c’è una lacuna nel testo.
          45  Abila o Abilix e Calpe sono i nomi antichi delle alture, la prima in Africa (Ceuta),

          l’altra in Europa (Gibilterra), che formavano le mitiche colonne erette da Ercole ai limiti
          dello  Stretto.  Secondo  una  versione  del  mito,  sarebbe  stato  anzi  Ercole  ad  aprire  lo
          Stretto, e un’altra versione ancora vuole che lo abbia reso più angusto di quanto fosse
          per  impedire  il  passaggio  di  balene  e  altri  mostri.  In  entrambi  i  casi,  avrebbe  unito
          l’Atlantico e un già esistente Mediterraneo. Un altro mito trasmesso da Plinio (Naturalis
          historia, VI, 1), al quale si riferisce Simplicio, racconta che l’oceano, dopo aver separato
          Calpe dall’Africa, invase le terre dando origine al Mediterraneo e più avanti al Ponto
          Eusino (il Mar Nero).
          46  Galileo fu il primo selenografo con le mappe lunari che pubblicò nel Sidereus nuncius
          nel 1610. La storia secondo la quale Dio avrebbe condannato Caino ad accumulare spini
          per  la  Luna,  è  accennata  da  Dante  nella  Divina  Commedia,  Inferno,  XX,  126  e

          Paradiso, II, 49-51.
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             Si tratta delle due «novae», vale a dire quelle che a partire da allora sarebbero state
          identificate come «stelle nuove», apparse in cielo in quest’epoca. Quella comparsa nel
          1572  (pare  che  fosse  anzi  una  supernova)  nella  costellazione  di  Cassiopea  splendeva
          quanto Venere nei suoi momenti di massima luminosità. Restò visibile per diciotto mesi
          durante  i  quali  andò  progressivamente  impallidendo  fino  a  scomparire.  Fu



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