Page 252 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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una risposta polemica, quasi aggressiva. Il primo suona: «In materia dell’introdur
novità.
«E chi dubita che la nuova introduzzione, del voler che gl’intelletti creati liberi da Dio si
facciano schiavi dell’altrui volontà, non sia per partorire scandoli gravissimi?
«e che il volere che altri neghi i proprii sensi e gli posponga all’arbitrio di altri
«e che l’ammettere che persone ignorantissime d’una scienza o arte abbiano ad esser
giudici sopra gl’intelligenti, e per l’autorità concedutagli siano potenti a volgergli a
modo loro
«Queste sono le novità potenti a rovinare le repubbliche e sovvertire gli stati» (Opere,
VII, p. 540). Il secondo, con alcune lacune che a volte Favaro si prova a colmare, suona:
«dottrine nuove, che progiudicano, sono le vostre, che volete con non mai più…
costringer l’intelletto e i sensi a non intendere e non vedere, etc. [che facendo il] moto o
la quiete etc. materia di fede, tu metti Santa Chiesa in… pericolo che po[ssa accadere
una] volta… [eretic]i quelli [che tene]ssero la Terra… sta[bile] e ’l Sole mobile… con le
novità cagionate gran rovine nella religione etc.: né troverete astronomo o filo[so]fo
alcuno (per eretico che sia in altri articoli), che mai abbia derogato la fede alle
Scritture… predicatole per false, perché dicano che il Sole si muove etc.; [m]a con
usitatissima maniera scu[san] lo scrittore, che [parla] conforme alle capacità del vulgo
etc.: e voi sete che cagionate l’ere[sia], mentre, senza cagione alcuna, volete che il senso
delle Scritture sia quello che piace a voi, [e che] i sapienti neghino i sensi proprii e le
dimostrazioni necessarie… ti stimi di giudizio tanto eminente sopra gli antichi, che dove
essi ponevano tra i [De]i i trovatori di cose nuove, [tu, co]me più savio, gli s[e]ntenzi
degni d’esser banditi dalla repubblica?» (Opere, VII, p. 544.) (Le parentesi quadre e i
corsivi, che indicano lacune e aggiunte, si trovano nel testo di Favaro, e io mi sono
sforzato di riprodurli con la maggiore fedeltà possibile.) C’è anche un altro frammento
che riguarda direttamente questo tema, ma in esso Galileo si mostra più cauto. Si muove
nel campo puramente teorico, e invece di polemizzare ribaltando le accuse che gli
vengono mosse, insiste sull’ambito limitato della «sua novità» indicando un
campionario degli ambiti che potrebbero ugualmente presentarsi:
«Per quelli che si perturbano per avere a mutar tutta la filosofia, mostrar come non è
così, e che resta la medesima dottrina dell’anima, della generazione, delle meteore, degli
animali» (Opere, VII, p. 541).
È chiaro che Galileo non elaborò mai teorie alternative a proposito dei temi segnalati e,
da questo punto di vista, possiamo accettare la sua affermazione che potrebbero
rimanere come sono. Orbene, una delle qualità della cosmologia e della filosofia
aristotelica in generale era la sua coerenza interna. I concetti centrali sono gli stessi nella
metafisica, nella psicologia e nella fisica, biologia compresa. Era una delle sue grandi
qualità, la quale d’altra parte implicava che il crollo di una delle sue parti poteva causare
quello dell’intero sistema. E, se teniamo conto della critica all’apparato categoriale
aristotelico sviluppata in questa Giornata prima e, soprattutto, nel Saggiatore – la critica
all’essenzialismo, la proposta di un’ontologia di carattere atomistico o corpuscolare, e la
distinzione tra qualità primarie e secondarie, con la conseguente rielaborazione delle
categorie di «soggetto» e «oggetto», il riordinamento delle scienze e dei loro rapporti –
risulta difficile pensare che gli ambiti menzionati potessero uscirne incolumi. In ogni
caso è possibile che Galileo, che la sua affermazione sia sincera o puramente
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