Page 245 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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proposito la mia Introduzione. Per quanto attiene ad altri aspetti della speculazione
platonica di Galileo, si veda più avanti la nostra nota 28.
19 Si riferisce, ovviamente, allo stesso Galileo che era il massimo protagonista
dell’Accademia dei Lincei fondata poco prima e patrocinata dal principe Federico Cesi.
L’Accademia riuniva i più validi difensori di una nuova e rinnovatrice politica culturale
e scientifica. Galileo, sia detto di passaggio, si serviva appunto di questo espediente
dell’autoriferimento, ogni volta che voleva rivendicare la proprietà o priorità di un’idea.
20 Il termine grado, in italiano come in spagnolo, equivale al latino gradus, che fu
introdotto e ampiamente usato dagli scolastici nella loro trattazione del problema «de
intensione et remissione formarum», vale a dire del crescere e del decrescere della
qualità o forme in senso aristotelico. Lasciando da parte i possibili antecedenti, gli autori
che svilupparono la cinematica del Merton College, fra cui Heytesbury, Bradwardine e
Swineshead, affermarono che l’aumento o il decrescere dell’intensità qualitativa aveva
luogo per gradi di intensità. Questi filosofi applicarono immediatamente queste idee e le
regole numeriche sviluppate, al caso del movimento locale e, in particolare, al
movimento accelerato. Questo era inteso come una variazione positiva o negativa della
velocità del movimento, intensio et remissio motus. Il grado di velocità (gradus
velocitatis) o grado di movimento (gradus motus) designava la misura della qualità e
intensità del movimento e, nel caso di movimenti non uniformi, la velocità istantanea.
Uno dei loro grandi risultati, a partire da queste definizioni, fu la formulazione del
teorema del «grado medio» o «velocità media» con il quale si riduceva un movimento
accelerato a un movimento di velocità uniforme. È ben noto che Galileo introduce tale
teorema, con una formulazione quasi identica, come Teorema primo, Proposizione I del
Libro secondo, sul movimento accelerato dei Discorsi (Opere, VIII, p. 208). D’altra
parte, l’uso continuato di questa terminologia medievale nei Discorsi rivela quanto fosse
difficile, per Galileo, liberarsi completamente di questi presupposti e di questa
concezione della velocità, che ancora non è quella della scienza moderna. Si veda in
proposito l’articolo di Kuhn, «A function for Thought Experiments», in Kuhn, 1977, pp.
240-265.
Questa e altre coincidenze indussero Duhem a vedere in Galileo un «mero continuatore»
degli autori medievali. Oggi la tesi continuista ha tuttora difensori, a volte in termini
assai più sfumati, per esempio in uno storico come M. Clagett (Clagett, 1959), altre
volte invece in senso più radicale come nel caso di W.A. Wallace, uno dei grandi
studiosi dell’attualità delle fonti del giovane Galileo (si veda per esempio Wallace,
1977, 1981 e 1984). Oggi però, come negli anni Cinquanta, la polemica che divide i
continuisti da coloro che postulano una rottura tra le idee di quegli autori medievali e
quelle di Galileo, tra la scienza medievale e quella moderna, non è vista soltanto – a
volte in senso assoluto – quale un disaccordo circa i dati di fatto.
In ogni caso, per quanto riguarda l’espressione grado di velocità, Galluzzi richiama
l’attenzione sul fatto che quest’espressione appare per la prima volta in Galileo non nel
suo periodo giovanile, «più medievale», di Pisa, ma già nel periodo padovano, nella
famosa lettera del 1604 a Paolo Sarpi, dove egli riferisce la velocità raggiunta da un
corpo in caduta a una determinata distanza dal suo punto di partenza (Opere, X, p. 115).
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Come risulta evidente dallo sviluppo dell’argomento, il termine «accelerazione» si
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