Page 242 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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come il grande nemico da sconfiggere.
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             Claudio  Tolomeo  fu  il  massimo  astronomo  dell’antichità  classica.  Con  i  contributi
          geometrici  di  Apollonio  e  Ipparco,  il  sistema  di  deferentiepicicli  ed  eccentrici,  e  con
          l’equante  di  sua  invenzione,  sviluppò  quella  che  era  destinata  a  diventare  la  teoria
          astronomica  dominante  fino  a  Copernico.  Il  suo  sistema  è  ovviamente  geocentrico  e
          geostatico, come quello di Aristotele, e tanto lui quanto i suoi seguaci si avvalsero della
          fisica aristotelica per sostenere la loro astronomia matematica.
          3  Copernico (1473-1543) fu il primo capace di elaborare una cosmologia che costituiva

          un’alternativa totale a quella di Aristotele, e il cui sistema astronomico risultò tale da
          competere sul piano tecnico con quello di Tolomeo. La sua teoria forniva un’elegante
          soluzione  all’eterno  problema  della  retrogradazione  dei  pianeti,  dimostrando  che  si
          trattava di pura apparenza. I suoi strumenti sia geometrici sia concettuali erano in grande
          misura quelli classici, ma il suo eliocentrismo e la concezione della Terra come uno tra i
          pianeti, e in movimento, poneva problemi fondamentali, non solo nel campo della fisica
          del tempo ma anche, per certuni, in campo religioso. Per tale ragione nel 1616 le opere
          di Copernico vennero incluse nell’Indice dei libri proibiti.
          4   Per  quanto  riguarda  la  differenza  tra  il  mondo  sublunare  e  quello  sovralunare,  tra

          l’etere celeste e gli elementi acqua, aria, terra e fuoco, si veda Aristotele, De caelo, I, 2 e
          3, specialmente 270b 20-25.
          5  Tutto questo paragrafo e i «testi» ai quali allude Simplicio corrispondono a De caelo,
          I, 1, 268a 1-268b 10, e sono una parafrasi del testo aristotelico. L’espressione latina «ad
          pleniorem scientiam» significa «per una conoscenza più completa».
          6   L’aneddoto  relativo  è  riferito  in  Macrobio,  Saturnalia,  I,  6,  18-26.  Macrobio  sta
          spiegando  l’origine  dell’indumento  chiamato  praetexta  e  i  significati  assunti  dal
          termine, riportando la storia di Papirio che ai nostri fini può riassumersi così: i senatori
          avevano  l’abitudine  di  portare  i  loro  figli  alla  curia,  e  Papirio  vi  fu  condotto  da  suo
          padre. Quel giorno il senato aveva deciso che la questione che si stava dibattendo non

          venisse menzionata finché non fosse stata decisa nella sessione successiva. La madre di
          Papirio chiese a questi che cosa si era discusso durante la seduta, e Papirio le rispose che
          non poteva dirglielo; ma, di fronte alla cocciuta insistenza della madre, inventò che la
          discussione  riguardava  il  problema  se  fosse  più  utile  all’interesse  dello  stato  che  gli
          uomini si sposassero con due donne o le donne con due uomini. Il giorno dopo, la madre
          organizzò una manifestazione di madri di famiglia che avvicinò i membri del senato che
          si recavano in curia supplicandoli, piangendo, che decidessero che una donna poteva
          sposarsi  con  due  uomini.  Papirio  dovette  spiegare  ai  senatori  sbalorditi  che  aveva
          inventato la faccenda per rispettare la decisione del silenzio. Da quel momento, venne
          vietato  l’ingresso  in  senato  dei  bambini,  eccezion  fatta  per  Papirio  che,  per  la  sua
          prudenza, ricevette il nome di Praetextatus.
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            È questo il primo dei numerosi riferimenti fatti da Galileo, nel Dialogo, alla dottrina
          platonica della anamnesi, ovvero conoscenza come ricordo.
          8   È  questa  la  prima  delle  numerosissime  occasioni  in  cui  Simplicio,  di  fronte

          all’atteggiamento  consueto  di  Salviati,  che  in  fatto  di  filosofia  naturale  si  richiama
          continuamente  alla  geometria,  mette  in  discussione  la  pertinenza  delle  matematiche
          nello studio della natura. È una tesi tipica dell’aristotelismo che, ai tempi di Galileo,



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