Page 239 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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SAGR. E qual differenza crediamo che fusse tra la colomba d’Archita 93
ed una della natura?
SIMP. O io non sono un di quegli uomini che intendano, o ’n questo
vostro discorso è una manifesta contradizione. Voi tra i maggiori
encomii, anzi pur per il massimo di tutti, attribuite all’uomo, fatto dalla
natura, questo dell’intendere; e poco fa dicevi con Socrate che ’l suo
intendere non era nulla; adunque bisognerà dire che né anco la natura
abbia inteso il modo di fare un intelletto che intenda.
SALV. Molto acutamente opponete; e per rispondere all’obbiezione,
convien ricorrere a una distinzione filosofica, dicendo che l’intendere si
può pigliare in due modi, cioè intensive o vero extensive: e che extensive,
cioè quanto alla moltitudine degli intelligibili, che sono infiniti,
l’intender umano è come nullo, quando bene egli
L’uomo intende
assai intensive, ma intendesse mille proposizioni, perché mille
rispetto all’infinità è come un zero; ma pigliando
poco extensive.
l’intendere intensive, in quanto cotal termine
importa intensivamente, cioè perfettamente, alcuna proposizione, dico
che l’intelletto umano ne intende alcune così perfettamente, e ne ha così
assoluta certezza, quanto se n’abbia l’istessa natura; e tali sono le scienze
matematiche pure, cioè la geometria e l’aritmetica, delle quali l’intelletto
divino ne sa bene infinite proposizioni di più, perché le sa tutte, ma di
quelle poche intese dall’intelletto umano credo che la cognizione
agguagli la divina nella certezza obiettiva, poiché arriva a comprenderne
la necessità, sopra la quale non par che possa esser sicurezza maggiore.
SIMP. Questo mi pare un parlar molto resoluto ed ardito.
SALV. Queste son proposizioni comuni e lontane da ogni ombra di
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temerità o d’ardire e che punto non detraggono di maestà alla divina
sapienza, sì come niente diminuisce la Sua onnipotenza il dire che Iddio
non può fare che il fatto non sia fatto. Ma dubito, Sig. Simplicio, che voi
pigliate ombra per esser state ricevute da voi le mie parole con qualche
equivocazione. Però, per meglio dichiararmi,
Modo di conoscere di
Dio diverso da quello dico che quanto alla verità di che ci danno
cognizione le dimostrazioni matematiche, ella è
de gli uomini.
l’istessa che conosce la sapienza divina; ma vi
concederò bene che il modo col quale Iddio conosce le infinite
proposizioni, delle quali noi conosciamo alcune poche, è sommamente
più eccellente del nostro, il quale procede con discorsi e con passaggi di
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