Page 237 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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non la illumina.
          SALV. Se per altri riscontri noi avessimo indizii che in essa si facesser

          generazioni  simili  alle  nostre,  e  solo  ci  mancasse  il  concorso  delle
          piogge, potremmo trovarci questo o altro temperamento che supplisse in

          vece di quelle,  come accade  nell’Egitto dell’inondazione  del Nilo;  ma
          non incontrando accidente alcuno che concordi co i nostri, de’ molti che

          si ricercherebbero per produrvi gli effetti simili, non occorre affaticarsi
          per  introdurne  un  solo,  e  quello  anco  non  perché  se  n’abbia  sicura

          osservazione, ma per una semplice non repugnanza. Oltre che, quando
          mi fosse domandato quello che la prima apprensione ed il puro naturale
          discorso  mi  detta  circa  il  prodursi  là  cose  simili  o  pur  differenti  dalle

          nostre, io direi sempre, differentissime ed a noi del tutto inimmaginabili,
          ché così mi pare che ricerchi la ricchezza della natura e l’onnipotenza del

          Creatore e Governatore.          92
          SAGR. Estrema temerità mi è parsa sempre quella di coloro che voglion

          far la capacità umana misura di quanto possa e sappia operar la natura,
          dove che, all’incontro, e’ non è effetto alcuno in natura, per minimo che

          e’  sia,  all’intera  cognizion  del  quale  possano                     Il non aver
          arrivare i più specolativi ingegni. Questa così vana
                                                                                   mai inteso nulla
          prosunzione  d’intendere  il  tutto  non  può  aver                      perfettamente fa
          principio  da  altro  che  dal  non  avere  inteso  mai
                                                                                   che alcuni credono
          nulla,  perché,  quando  altri  avesse  esperimentato                    d’intender il tutto.
          una  volta  sola  a  intender  perfettamente  una  sola
          cosa ed avesse gustato veramente come è fatto il sapere, conoscerebbe

          come dell’infinità dell’altre conclusioni niuna ne intende.
          SALV. Concludentissimo è il vostro discorso; in confermazion del quale

          abbiamo  l’esperienza  di  quelli  che  intendono  o  hanno  inteso  qualche
          cosa, i quali quanto più sono sapienti, tanto più conoscono e liberamente
          confessano  di  saper  poco;  ed  il  sapientissimo  della  Grecia,  e  per  tale

          sentenziato  da  gli  oracoli,  diceva  apertamente  conoscer  di  non  saper
          nulla.

          SIMP.  Convien  dunque  dire,  o  che  l’oracolo,  o  l’istesso  Socrate,  fusse
          bugiardo,  predicandolo  quello  per  sapientissimo,  e  dicendo  questo  di

          conoscersi ignorantissimo.
          SALV.  Non  ne  séguita  né  l’uno  né  l’altro,  essendo  che  amendue  i

          pronunziati  posson  esser  veri.  Giudica  l’oracolo  sapientissimo  Socrate
          sopra gli altri uomini, la sapienza de i quali è limitata; si conosce Socrate





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