Page 24 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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Vitelleschi,  Pereira,  Toledo,  Rugerius  o  lo  stesso  Clavio.                                 31

          L’insegnamento di Galileo è dunque alquanto tradizionale e consiste nel
          commentario  delle  tesi  della  fisica  aristotelica  e  delle  varie  critiche

          interne che furono rivolte a essa durante il Medioevo. L’aristotelismo di
          questi autori gesuiti non è ancora quello dogmatico e radicale nel quale
          ci imbatteremo in seguito. Infatti, quando, durante i primi decenni del

          XVII secolo, si svilupparono una nuova filosofia e una nuova scienza, i
          gesuiti  serrarono  le  file  in  difesa  di  una  filosofia  ufficiale  più  rigida,

          legata alla sua fondamentale missione.
          In realtà, non fecero altro che radicalizzare le premesse che erano state

          chiaramente  poste  dallo  stesso  fondatore  della  Compagnia,  Ignazio  di
          Loyola,  come  concrezione  dello  spirito  tridentino.  Nella  già  citata

          sessione del Concilio dell’8 aprile 1546, venne formulato un decreto in
          forza del quale i membri degli ordini regolari che volessero pubblicare
          un qualunque testo di carattere teologico dovevano chiedere il permesso

          ai superiori dell’ordine, prima di presentare il loro testo ai censori della
          Chiesa. Nella prima versione, quella del 1550, delle Costituzioni della

          Compagnia di Gesù, Ignazio di Loyola stabiliva che:


                   «In quanto sia possibile, idem sapiamus, idem dicamus omnes conformemente
                   all’apostolo, e non si ammettano dottrine dissonanti né verbalmente né tramite
                   libri, senza approvazione e licenza dei superiori; e anche nel giudizio delle cose
                   fattibili si eviti, quando sia possibile, la diversità, che suole essere madre della
                   discordia,  poiché  la  divergenza  degli  intendimenti  è  naturalmente  nemica
                   dell’unione delle volontà».   32


          E nella parte IV, capitolo 13, di tale documento di fondazione, Ignazio

          specificava assai chiaramente:


                   «In logica, filosofia naturale, filosofia morale e metafisica, si seguirà la dottrina
                   di Aristotele, come pure in altre arti liberali».  33


          Disposizioni, queste, che andarono concretizzandosi e irrigidendosi col

          passare degli anni, e le vedremo riapparire periodicamente con un tono
                                                                   34
          ogni  volta  più  incalzante  e  oppressivo.   Nel  numero  41  dei  Decreti
          della Quinta Congregazione Generale dei gesuiti, del 1593-94, si dice:


                   «In temi di qualche importanza, i professori di filosofia non si allontaneranno
                   dalle  opinioni  di  Aristotele,  a  meno  che  queste  non  siano  contrarie
                   all’insegnamento accettato in tutte le scuole o, specialmente, se la sua opinione è




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