Page 205 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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perfettamente lustrate, dove, per la opacità di alcune parti e per la
trasparenza di altre, appariscono in quelle varie concavità e prominenze.
Nella quarta congruenza concedo che la superficie del globo terrestre,
veduto di lontano, farebbe due diverse apparenze, cioè una più chiara e
l’altra più oscura, ma stimo che tali diversità accaderebbono al contrario
di quel che dite voi; cioè credo che la superficie dell’acqua apparirebbe
lucida, perché è liscia e trasparente, e quella della terra resterebbe oscura
per la sua opacità e scabrosità, male accomodata a riverberare il lume del
Sole. Circa il quinto riscontro, lo ammetto tutto, e resto capace che
quando la Terra risplendesse come la Luna si mostrerebbe, a chi di lassù
la rimirasse, sotto figure conformi a quelle che noi veggiamo nella Luna;
comprendo anco come il periodo della sua illuminazione e variazione di
figure sarebbe di un mese, benché il Sole la ricerchi tutta in
ventiquattr’ore; e finalmente non ho difficultà nell’ammettere che la
metà sola della Luna vede tutta la Terra, e che tutta la Terra vede solo la
metà della Luna. Nel sesto, reputo falsissimo che la Luna possa ricever
lume dalla Terra, che è oscurissima, opaca ed inettissima a reflettere il
lume del Sole, come ben lo reflette la Luna a noi; e, come ho detto,
stimo che quel lume che si vede nel resto della faccia della Luna, oltre
alle corna splendidissime per l’illuminazion del Sole, sia proprio e
naturale della Luna, e gran cosa ci vorrebbe a farmi credere altrimenti. Il
settimo, de gli eclissi scambievoli, si può anco ammettere, se ben
propriamente si costuma chiamare eclisse del Sole questo che voi volete
chiamare eclisse della Terra. E questo è quanto per ora mi occorre dirvi
in contradizione alle sette congruenze; alle quali instanze se vi piacerà di
replicare alcuna cosa, l’ascolterò volentieri.
SALV. Se io ho bene appreso quanto avete risposto, parmi che tra voi e
noi restino ancora controverse alcune condizioni, le quali io faceva
comuni alla Luna ed alla Terra; e son queste. Voi stimate la Luna tersa e
liscia com’uno specchio, e, come tale, atta a refletterci il lume del Sole,
ed all’incontro la Terra, per la sua asprezza, non potente a far simile
reflessione. Concedete la Luna solida e dura, e ciò argumentate
dall’esser ella pulita e tersa, e non dall’esser montuosa; e dell’apparir
montuosa ne assegnate per causa l’essere di parti più e meno opache e
perspicue. E finalmente stimate, quella luce secondaria esser propria
della Luna, e non per reflession della Terra; se ben par che al mare, per
esser di superficie pulita, voi non neghiate qualche reflessione. Quanto al
torvi di errore, che la reflession della Luna non si faccia come da uno
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