Page 18 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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Ma, precipitosi o no che fossero, i decreti continuarono a essere emanati
e avrebbero avuto parte determinante nel caso di Galileo.
Alla fine, la revisione della Vulgata fu lasciata all’iniziativa del papa e,
dopo successive commissioni e con l’assidua partecipazione del
cardinale Bellarmino, nel 1592 fu data alle stampe l’edizione clementina,
che divenne la Bibbia cattolica. Ancora una volta si erano imposti i
teologi più conservatori. Fu deciso che nei decreti non si sarebbe fatta
menzione dell’argomento delle lingue originali dei testi biblici. Ci risulta
però che tra coloro che erano contrari alla decisione che venne poi presa,
di attenersi alla edizione latina della Vulgata, ci fosse Fra Luis de León
che rivendicava la pertinenza dei testi biblici originali ebrei e greci,
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come pure la traduzione delle Scritture nelle lingue vernacolari. Come
è noto, la sua traduzione in castigliano e i commentari del Cantico dei
Cantici, gli costarono il carcere. Uno dei suoi discepoli fu proprio quel
Diego de Zúñiga che, negli In Iob commentaria del 1584, si mostrò
favorevole alla teoria copernicana, che gli sembrava superiore alla
tolemaica e facilmente conciliabile con le Scritture. Anche se pare che
nella sua ultima fase sia tornato a una posizione più tradizionale, sta di
fatto che non sottopose a revisione la sua opera che, nel 1616, sarebbe
stata sospesa, insieme al De revolutionibus di Copernico, entrambe
donec corrigatur. 13
La parte che qui più ci interessa del primo decreto della Sessione IV
dell’8 aprile 1546, suonava come segue:
«Il concilio afferma anche esplicitamente che queste verità e regole sono
contenute nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte che, ricevute dagli
Apostoli dalle labbra dello stesso Cristo o degli stessi Apostoli, dettati dallo
Spirito Santo, sono giunte fino a noi, passando di mano in mano. Seguendo
quindi l’esempio dei Padri Ortodossi, [il concilio] riceve e venera con lo stesso
sentimento di pietà e riverenza tutti i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento,
poiché lo stesso Dio è autore di entrambi, nonché le proprie tradizioni, quando si
ricolleghino alla fede o alla morale, come si è detto dettate oralmente da Cristo o
dallo Spirito Santo, e preservate nella Chiesa Cattolica per ininterrotta
successione». 14
In altre parole, il Concilio affermava esplicitamente il duplice iter della
rivelazione tramite le Scritture da un lato, e tramite la testimonianza
orale trasmessa dalla tradizione ecclesiastica dall’altro. Sebbene il testo
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latino si prestasse ad ambiguità, certo è che così lo interpretarono tanto
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