Page 16 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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Il Concilio di Trento prese decisioni che, con i suoi decreti dogmatici,
investivano l’intera Chiesa cattolica; ma più del catechismo parrocchiale
che emerse da Trento, qui ci interessano, dal momento che ebbero
cospicua incidenza nei rapporti di Galileo con la Chiesa, i due decreti
della Quarta Sessione, dell’8 aprile 1546. Il primo stabiliva quali libri
antichi dovevano considerarsi canonici, vale a dire ispirati dallo Spirito
Santo; il secondo, ed è quello che più ci interessa nel caso specifico,
decretava l’autenticità della Vulgata, la versione latina della Bibbia
tradotta da san Gerolamo nel IV secolo, alla quale doveva attenersi il
testo da stampare con le opportune correzioni.
Questi fu, in realtà, il primo atto importante compiuto dal Concilio da
quando era stato convocato nel 1544. Fino a quel momento, era stato
tutto un susseguirsi di preparativi, processioni, orazioni, messe e
dilazioni. I vescovi si annoiavano al punto che i più ricchi chiedevano
insistentemente, accampando presunte indisposizioni, il permesso di
trascorrere alcune settimane a Venezia o a Milano. I più poveri poco
mancò che si ribellassero, e ad alcuni dei più umili dovettero essere
versati, perché si quietassero, quaranta scudi a spese del papa, con
conseguenti proteste di altri. Tutti mal sopportavano la consegna a
Trento. Nel dicembre del 1545, tuttavia, chiesero istruzioni a Roma circa
le procedure, i temi da affrontare, in che ordine, eccetera. In Vaticano
prevaleva l’inerzia. Già agli inizi del 1546, comparvero ironiche
pasquinate sugli sforzi del Concilio. I legati, già a disagio, suggerirono al
papa che si poteva cominciare con il tema delle Scritture e con le
controversie in proposito con i luterani, «cose con le quali si poteva dare
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molta soddisfazione al mondo senza offendere nissuno». La morte di
Lutero interruppe gli incontri che l’imperatore Carlo V e i suoi teologi
tenevano a Ratisbona con i protestanti; in realtà, si trattava di una pura e
semplice manovra a due facce di Carlo V. A Roma, però, c’era
preoccupazione per i possibili accordi che potevano essere raggiunti, con
le potenziali conseguenze per il Concilio che difficilmente avrebbe
potuto respingerli. A questo punto, d’altra parte, non si poteva più
rimandare il vero inizio del Concilio. Il papa ne impartì dunque l’ordine,
insistendo soprattutto con i conciliari che per nessuna ragione
sollevassero nuove difficoltà in materia di fede e che nella possibile
riforma procedessero con molta lentezza e calma.
Era chiaro dunque che, dal punto di vista cattolico, il tema delle Scritture
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