Page 177 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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sieno di quei densi e rari che sotto la medesima quantità, o vogliam dir
          mole, contengono molta o poca materia, ma è necessario che e’ siano

          densi e rari mercè delle prime qualità, freddo e caldo; altramente, non si
          farebbe niente. Ma, se questo è, Aristotile ci ha ingannati, perché doveva

          dircelo  da  principio,  e  lasciare  scritto  che  son  generabili  e  corruttibili
          quei corpi semplici che son mobili di movimenti semplici in su e in giù,

          dependenti da leggerezza e gravità, causate da rarità e densità, fatta da
          molta e poca materia, mercè del caldo e del freddo, e non si fermare sul

          semplice moto sursum et deorsum; perché io vi assicuro che quanto al
          fare  i  corpi  gravi  e  leggieri,  onde  e’  sien  poi  mobili  di  movimenti
          contrari, qualsivoglia densità e rarità basta, venga ella per caldo e freddo

          o per quel che più vi piace, perché il caldo e ’l freddo non hanno che far
          niente in questa operazione, e voi vedrete che un ferro infocato, che pur

          si può chiamar caldo, pesa il medesimo e si muove nel medesimo modo
          che freddo. Ma lasciato ancor questo, che sapete voi che il denso e ’l
          raro celeste non dependano dal freddo e dal caldo?

          SIMP. Sollo, perché tali qualità non sono tra i corpi celesti, li quali non
          son caldi né freddi.

          SALV.  Io  veggo  che  noi  torniamo  di  nuovo  a  ingolfarci  in  un  pelago
          infinito da non ne uscir mai, perché questo è un navigar senza bussola,

          senza  stelle,  senza  remi,  senza  timone,  onde  convien  per  necessità  o
          passare  di  scoglio  in  scoglio  o  dare  in  secco  o  navigar  sempre  per

          perduti.  Però,  se  conforme  al  vostro  consiglio  noi  vogliamo  tendere
          avanti nella nostra principal materia, bisogna che, lasciata per ora questa
          general  considerazione,  se  il  moto  retto  sia  necessario  in  natura  e

          convenga ad alcuni corpi, venghiamo alle dimostrazioni, osservazioni ed
          esperienze particolari, proponendo prima tutte quelle che da Aristotile da

          Tolomeo  e  da  altri  sono  state  sin  qui  addotte  per  prova  della  stabilità
          della Terra, cercando secondariamente di solverle, e portando in ultimo

          quelle per le quali altri possa restar persuaso che la Terra sia, non men
          che la Luna o altro pianeta, da connumerarsi tra i corpi naturali mobili

          circolarmente.
          SAGR. Io tanto più volentieri mi atterrò a questo, quanto io resto assai più
          sodisfatto  del  vostro  discorso  architettonico  e  generale  che  di  quello

          d’Aristotile, perché il vostro senza intoppo veruno mi quieta, e l’altro ad
          ogni  passo  mi  attraversa  qualche  inciampo;  e  non  so  come  il  Sig.

          Simplicio non sia restato subito persuaso dalla ragione arrecata da voi
          per  prova  che  il  moto  per  linea  retta  non  può  aver  luogo  in  natura,



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