Page 148 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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veruno; imperocché ci saranno de’ misti, e non pochi, de’ quali altri si
moveranno più lentamente, ed altri più velocemente, del semplice, come,
per esempio, il piombo e ’l legno in comparazione della terra: e però tra
questi movimenti quale chiamerete voi il semplice, e quale il composto?
SIMP. Chiamerassi semplice quello che vien fatto dal corpo semplice, e
misto quel del corpo composto.
SAGR. Benissimo veramente. E che dite voi, Sig. Simplicio? poco fa
volevi che il moto semplice e il composto m’insegnassero quali siano i
corpi semplici e quali i misti; ed ora volete che da i corpi semplici e da i
misti io venga in cognizione di qual sia il moto semplice e quale il
composto: regola eccellente per non saper mai conoscer né i moti né i
corpi. Oltre che già venite a dichiararvi come non vi basta più la maggior
velocità, ma ricercate una terza condizione per definire il movimento
semplice, per il quale Aristotile si contentò d’una sola, cioè della
semplicità dello spazio; ma ora, secondo voi, il moto semplice sarà
quello che vien fatto sopra una linea semplice, con certa determinata
velocità, da un corpo mobile semplice. Or sia come a voi piace, e
torniamo ad Aristotile, il qual mi definì, il moto misto esser quello che si
compone del retto e del circolare; ma non mi trovò poi corpo alcuno che
fusse naturalmente mobile di tal moto.
SALV. Torno dunque ad Aristotile, il quale, Linea circolare
avendo molto bene e metodicamente cominciato
perfetta, secondo
il suo discorso, ma avendo più la mira di andare Aristotile, e la retta
a terminare e colpire in uno scopo, prima nella
imperfetta, e perché.
mente sua stabilitosi, che dove dirittamente il
progresso lo conduceva, interrompendo il filo ci esce traversalmente a
portar come cosa nota e manifesta, che quanto a i moti retti in su e in
giù, questi naturalmente convengono al fuoco ed alla terra, e che però è
necessario che oltre a questi corpi, che sono appresso di noi, ne sia un
altro in natura al quale convenga il movimento circolare, il quale sia
ancora tanto più eccellente, quanto il moto circolare è più perfetto del
moto retto: quanto poi quello sia più perfetto di questo, lo determina
dalla perfezion della linea circolare sopra la retta, chiamando quella
perfetta, ed imperfetta questa; imperfetta, perché se è infinita, manca di
fine e di termine; se è finita, fuori di lei ci è alcuna cosa dove ella si può
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prolungare. Questa è la prima pietra, base e fondamento di tutta la
fabbrica del mondo Aristotelico, sopra la quale si appoggiano tutte l’altre
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