Page 141 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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          e che però il corpo, che le ha tutte, è perfetto?
          SALV.  Io,  per  dire  il  vero,  in  tutti  questi  discorsi  non  mi  son  sentito

          strignere a concedere altro se non che quello che ha principio, mezo e
          fine, possa e deva dirsi perfetto: ma che poi, perché principio, mezo e
          fine son 3, il numero 3 sia numero perfetto, ed abbia ad aver facultà di

          conferir  perfezione  a  chi  l’averà,  non  sento  io  cosa  che  mi  muova  a
          concederlo; e non intendo e non credo che, v. g., per le gambe il numero

          3 sia più perfetto che ’l 4 o il 2; né so che ’l numero 4 sia d’imperfezione
          a gli elementi, e che più perfetto fusse ch’e’ fusser 3. Meglio dunque era
          lasciar  queste  vaghezze  a  i  retori  e  provar  il  suo  intento  con

          dimostrazione  necessaria,  ché  così  convien  fare  nelle  scienze
          dimostrative.

          SIMP.  Par  che  voi  pigliate  per  ischerzo  queste  ragioni:  e  pure  è  tutta
          dottrina de i Pittagorici, i quali tanto attribuivano a i numeri; e voi, che

          sete  matematico,  e,  credo  anco,  in  molte  opinioni  filosofo  Pittagorico,
          pare che ora disprezziate i lor misteri.

                                          SALV. Che i Pittagorici avessero in somma stima
            Intelletto umano
            partecipe di divinità         la  scienza  de  i  numeri,  e  che  Platone  stesso
                                          ammirasse  l’intelletto  umano  e  lo  stimasse
            perché intende
            i numeri, oppinion            partecipe  di  divinità  solo  per  l’intender  egli  la
                                          natura  de’  numeri,  io  benissimo  lo  so,  né  sarei
            di Platone.
                                          lontano  dal  farne  l’istesso  giudizio;  ma  che  i
          misteri per i quali Pittagora e la sua setta avevano in tanta venerazione la

          scienza de’ numeri sieno le sciocchezze che vanno per le bocche e per le
          carte del volgo, non credo io in veruna maniera; anzi perché so che essi,

          acciò le cose mirabili non fussero esposte alle contumelie e al dispregio
          della  plebe,  dannavano  come  sacrilegio  il  publicar  le  più  recondite
          proprietà de’ numeri e delle quantità incommensurabili ed irrazionali da

          loro investigate, e predicavano che quello che le avesse manifestate era
          tormentato nell’altro mondo, penso che tal uno di loro, per dar pasto alla

          plebe e liberarsi dalle sue domande, gli dicesse, i misterii loro numerali
          esser quelle leggerezze che poi si sparsero tra il                      Misteri de’ numeri
          vulgo;  e  questo  con  astuzia  ed  accorgimento
                                                                                  Pitagorici, favolosi.
          simile a quello del sagace giovane che, per torsi
          dattorno l’importunità non so se della madre o della curiosa moglie, che

          l’assediava acciò le conferisse i segreti del senato, compose quella favola
          onde  essa  con  molte  altre  donne  rimasero  dipoi,  con  gran  risa  del





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