Page 108 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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110  Lettera a Cesare Marsili del 7 dicembre 1624, Opere, XIII, p. 236 e altre dell’inizio
          del 1625, Opere, XIII, pp. 247, 251-253.
          111
              Opere, XIII, p. 266.
          112
              Opere, VI, p. 231.
          113
               Tychonis  Brahe  Hyperaspistes.  Adversus  Scipionis  Claramontii  Antitychonem…
          Francofurti, 1625, p. 186; e Keplero, Gesammelte Werke, 1938, vol. VIII, pp. 413-414.
          114  Opere, XIII, p. 218.
          115   Citato  da  A.  Carugo,  «Gli  avversari  di  Galileo  ed  il  loro  contributo  alla  genesi  e

          immediata fortuna del “Dialogo”…», in Carlo Maccagni, a cura di, 1972, p. 141, che
          fornisce ampie informazioni sui rapporti tra Chiaramonti e Galileo.
          116  Ibid., p. 140.
          117  Opere, XIII, pp. 444-445.
          118  Opere, XIV, p. 49.
          119  Opere, XIV, p. 113.

          120  Lettera di Galileo a Elia Diodati del 16 agosto 1631, Opere, XIV, p. 289.
          121   L’opera  di  William  R.  Shea,  1974  (originale  del  1972),  per  esempio,  nell’ultima
          parte contiene un’eccellente esposizione critica delle quattro giornate del Dialogo. Più
          recentemente,  Maurice  A.  Finocchiaro,  in  Finocchiaro,  1980,  ha  condotto  un  ampio
          studio di quest’opera galileiana e di buona parte degli studi sulla stessa con particolare
          attenzione ai rapporti tra la razionalità scientifica e la retorica.
          122   Maurice  Clavelin,  «Le  “Dialogue”  ou  la  Conversion  Rationelle.  À  propos  de  la

          première  journée»,  in  Galluzzi,  1984,  pp.  17-29,  ha  studiato  e  messo  in  rilievo
          l’importanza e il significato di questo sviluppo e la successiva critica galileiana nella
          Giornata prima in questione.
          123
              Opere, VII, p. 69.
          124
              Opere, VII, p. 132.
          125
               Va  anche  tenuto  conto  che  nel  loro  autentico  contesto,  vale  a  dire  le  opere  di
          Keplero, le celebri tre leggi erano molto lontane dal presentarsi con la chiarezza teorica
          con la quale si sarebbero inserite nel sistema newtoniano. Al contrario, erano integrate
          in un discorso filosofico e mistico, e Galileo, nella misura in cui realmente conobbe le
          opere  di  Keplero,  era  lontanissimo  dal  condividerle  e  anzi  piuttosto  era  portato  a
          tenersene alla larga.
          126  Clavelin, 1984, in Galluzzi, a cura di, 1984, p. 27.
          127  Opere, VII, p. 83.
          128  Opere, I, p. 344. La «vastissima sfera celeste» si riferisce ovviamente all’universo; e

          la «mirabile compagine» si riferisce dunque all’«ordine dell’universo». Possiamo vedere
          qui  che  lo  stesso  principio  metafisico,  l’ordine  dell’universo,  può  assumere
          configurazioni diverse in Aristotele, nel Galileo del De motu e nel Galileo del Dialogo.
          Non diversamente accade con la semplicità della natura, ripetutamente rivendicata da
          Aristotele  e  da  tutta  l’astronomia  tradizionale,  e  che  tuttavia  Copernico  e  Galileo
          innalzano  a  motivo  basilare  a  favore  dell’eliocentrismo.  D’altra  parte,  questo  testo
          presenta grande interesse per due temi, uno dei quali qui ha carattere assai marginale.
          Comunque, mi siano leciti due appunti. Senza dubbio, l’immagine del divino Artefice



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