Page 113 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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184  Koyré, 1980, p. 276.
          185  Chalmers e Nicholas, 1983, p. 337. Questi autori commentano che Koyré sembra
          riferirsi a una limitazione psicologica. A mio giudizio, non è assolutamente così, come
          risulta  evidente  nel  precedente  testo  di  Koyré  e  nella  sua  continuazione  che  così  si

          conclude: «E se, cosa impossibile, si sopprimesse questo peso, il suo movimento non si
          raddrizzerebbe, e scomparirebbe con l’essere fisico del corpo», Koyré, 1966, p. 276 (il
          corsivo  è  nell’originale).  Credo  invece  che  il  testo  di  Drake  possa  davvero  indurre  a
          pensare che egli stia parlando di una limitazione psicologica.
          186  Chalmers e Nicholas, 1983, p. 331. Ho la sensazione precisa che ciò equivalga a dire
          che la fisica di Galileo è una fisica sublunare, non applicabile agli altri pianeti.
          187
              Opere, VII, pp. 43-44.
          188
              Drake, «Origin and Fate of Galileo’s Theory of Tides», in Physis, 3 (1961), pp. 282-
          290, rivisto in Drake, 1970, pp. 200-214.
          189  Opere, X, p. 72. Trad. it. in Sosio, 1970, p. LXXVI.
          190   A  quanto  pare,  Sarpi  era  assai  poco  geloso  delle  sue  affermazioni  e  non  aveva
          nessunissima tendenza ad appropriarsi delle idee di altri, ma, secondo quanto dice il suo
          biografo Micanzio, in varie occasioni accadde il contrario. È evidente che rifletté sulla
          teoria  copernicana,  ma  a  questo  punto  il  testo  di  Micanzio  ci  pone  di  fronte  a  un
          problema.  Facendo  credere  che  non  aveva  pubblicato  le  sue  idee  in  proposito,
          soggiunge: «È stato gran pregiudizio de’ curiosi che nel problema del moto della terra
          antico, ma da Copernico rinnovato, egli aveva trovato di salvare tutti i fenomeni con uno

          unico  moto…».  Se  prendiamo  il  testo  alla  lettera,  risulta  evidente  che  è  in
          contraddizione con la teoria delle maree che presuppone sia il movimento diurno che
          quello annuo della Terra. Micanzio racconta anche che Sarpi scrisse un testo sul flusso e
          riflusso  del  mare  in  risposta  alla  lettera  di  un  tale  Marioti  che  potrebbe  aiutarci  a
          risolvere la questione. Purtroppo, però, questa lettera non è giunta fino a noi, Fulgenzio
          Micanzio, Vita del padre Paolo, in Sarpi, 1974, vol. II, pp. 1373 e 1322 rispettivamente.
          Di questa contraddizione si serve Drake per convalidare la sua tesi che la teoria era di
          Galileo. Certo è però che le idee nei testi di Galilei fino al 1595, non risultano meno
          contraddittorie e in ogni caso sono ancora più lontane dall’affermazione di qualsivoglia
          tipo di movimento terrestre. Le possibili incoerenze delle idee di Sarpi non hanno di per
          sé rilevanza per le coeve idee di Galileo, se non si suppone che Galileo avesse a che fare
          con idee tanto problematiche. Ma è proprio questo ciò che si deve dimostrare e non si
          può dare per scontato.
          191
              Con lo studio assiduo e inestimabile che ha dedicato a Galileo negli ultimi trent’anni,
          Drake non è riuscito a fornire la prova in questione, ma l’effetto è stato di aumentare la
          sua convinzione al punto che, a suo giudizio, l’ipotesi iniziale si è convertita in un dato
          di fatto: «Tra le note di Paolo Sarpi scritte nel 1595, si trova un abbozzo della teoria
          delle maree di Galileo», Drake, 1983, p. XVII. E più tardi: «Fu nel 1595 che Galileo
          riuscì a dare una spiegazione delle maree… Un primo abbozzo se ne trova nei quaderni
          di fra Paolo Sarpi», Drake, 1990, p. 71.
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               Koestler,  1959,  p.  465.  Una  critica  simile  è  reperibile  in  E.J.  Aiton,  «Galileo’s
          Theory of Tides», in Annals of Science, 10 (1954), p. 46; e in Clavelin, 1968, pp. 477-
          480.



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