Page 114 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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193 Shea, 1974, p. 226.
194 La situazione giunse al punto che un altro operista, Giacomo Puccini, poté definire i
suoi librettisti «i miei carnefici burattini».
195
Clavelin, 1968, p. 480.
196
Opere, VII, pp. 442-443.
197
In realtà, l’acqua non è l’unico elemento nel quale possiamo cogliere qualche indizio
del movimento terrestre perché anche gli alisei sono, secondo la spiegazione galileiana
in questa stessa Giornata quarta, alla quale abbiamo accennato sopra, una testimonianza
di tale moto.
198 L’acqua, «come grave e fluida, non solo si moverà verso l’equilibrio, ma, promossa
dal proprio impeto, lo trapasserà, alzandosi nella parte dove prima era più bassa; né qui
ancora si fermerà, ma di nuovo ritornando in dietro, con più reiterate reciprocazioni di
scorrimenti ci darà segno come ella non vuole da una concepita velocità di moto ridursi
subito alla privazion di quello ed allo stato di quiete, ma successivamente ci si vuole,
mancando a poco a poco lentamente ridurre», Opere, VII, p. 454.
199
Brown, 1976, p. 348.
200
Opere, VII, p. 209; in Opere, VII, p. 463, parla di «800 o 1000 miglia all’ora».
201
Opere, VII, p. 386.
202
In altri luoghi (Opere, VII, p. 223) parla di un raggio terrestre di 3500 miglia; e in
Opere, VII, p. 278, Galileo parla di una velocità di rivoluzione annua della Terra di
2529 miglia; però in entrambi i casi riprende le cifre dagli autori che commenta e critica,
senza farle senz’altro proprie.
203 Opere, VII, p. 473.
204 Si vedano le sue riflessioni in merito in Opere, VII, p. 473.
205 Shea, 1974, p. 223. L’atteggiamento consistente nel chiudere gli occhi dinanzi ai
fatti più evidenti si ripete in più di un’occasione in questa giornata, al punto che
potremmo dire che è una costante metodologica tanto della teoria delle maree che della
teoria degli alisei. In proposito rimando il lettore alle note al testo.
206
Il periodo mensile si spiega in funzione del movimento della Luna che, con una
sorprendente analogia, Galileo ritiene formi un sistema con la Terra che oscilla come un
pendolo attorno al Sole. Il periodo annuo viene attribuito agli effetti della costante
inclinazione dell’asse terrestre lungo l’orbita. In ogni caso, però, Galileo ignora i
dettagli d’osservazione e contraddice i dati di fatto. Non si preoccupa, per esempio,
delle differenze nelle maree in concomitanza con le varie fasi della Luna, e afferma che
le maree sono maggiori nei solstizi che negli equinozi, quando in realtà si verifica
l’esatto opposto.
207 Dice per esempio: «Ed ancor che in altri mari, da noi remoti, possano accadere de gli
accidenti che nel nostro Mediterraneo non accaggiono, non per questo resterà di esser
vera la ragione e la causa ch’io produrrò, tuttavoltaché ella si verifichi e pienamente
sodisfaccia a gli accidenti che seguono nel mar nostro; perché finalmente una sola ha da
esser la vera e primaria causa de gli effetti che son del medesimo genere», Opere, VII,
p. 444. Si vedano i commenti di Shea (1974, pp. 217 ss., specialmente 223-226) a
questo atteggiamento di Galileo per ciò che attiene alla teoria delle maree. Tralasciando
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