Page 103 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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72 Alberto Elena, 1985, fa un riesame storico della questione, fornendo numerosi
riferimenti particolari.
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In realtà, la lettera-prologo di Osiander presenta problemi di interpretazione circa la
sua affiliazione filosofica. In ogni caso, non è del tutto chiaro che Bellarmino, nella sua
lettera a Foscarini, stesse riprendendo le idee di Osiander. Abbiamo già detto che il
problema del rapporto e della gerarchia tra le diverse scienze, che Bellarmino poteva
avere presente, era oggetto di molte discussioni in quel periodo di tempo anche tra gli
stessi gesuiti. Baldini fa comunque notare che non è necessario postulare un nesso tra
Osiander e Bellarmino, né la lettera a Foscarini giustifica l’attribuzione a quest’ultimo
di un’epistemologia strumentalistica, sempre ammesso che sia legittimo attribuirla al
primo (Baldini, 1984, p. 297).
74
Cit. da Koestler, 1959, p. 167.
75
Cit. da Baldini, «L’astronomia del Cardinale Bellarmino», in Galluzzi (Ed.) 1984, p.
301; si veda anche Santillana, 1960, pp. 195-196. In rapporto ai nostri commenti
precedenti, codesto testo fornisce un’idea abbastanza chiara della superficialità delle
cognizioni di Bellarmino in fatto di astronomia e, soprattutto, del suo atteggiamento di
fronte ai problemi di tale disciplina.
76
Opere, XII, p. 172.
77
Si veda per esempio Kuhn, 1972, pp. 246-256.
78
«Il decreto pubblicato dalla Congregazione dell’Indice in cui si ordinava che il De
Revolutionibus di Copernico e gli In Iob commentaria di Zúñiga venissero “sospesi
finché non siano corretti”, rappresentò una vittoria locale per la fazione tridentina
conservatrice della Chiesa, in vista del mantenimento dell’autorità gerarchica
tradizionale nelle università e in seno all’Ordine gesuita», Westman, 1986, p. 103.
79
Opere, II, p. 198.
80
Opere, X, p. 67.
81
Negli Juvenilia sono distinguibili due parti. Come abbiamo detto, Favaro ha datato
entrambe indistintamente al 1584, Wallace invece al 1590, laddove Drake attribuisce la
prima parte, in cui si commenta il De Caelo di Aristotele, al 1584, e la seconda, che
tratta degli Elementi, al 1588. Si veda Wallace, 1977, e Drake, 1986.
82 Cita l’opera di Copernico come «De revolutione orbium…» anziché De
revolutionibus…, Opere, I, pp. 47-48.
83
Opere, I, p. 48.
84
Opere, II, p. 211.
85
È questa l’interpretazione di Drake, il quale crede che la parte centrale di questo
opuscolo sia stata redatta nel 1586-1587, e che successivamente, nel 1602, una volta
divenuto copernicano, Galileo abbia aggiunto le considerazioni metodologiche iniziali
che gli davano modo di trattare il problema dal punto di vista puramente matematico.
Drake, 1987, pp. 12 e 51-55.
86
Opere, II, p. 223.
87
Ibid.
88
Wallace sostiene che da una lettura attenta del testo risulta che Galileo evita di
affrontare a livello epistemologico il sistema aristotelico-tolemaico, e aggiunge: «In
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