Page 100 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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prefissata di requisiti, con il proposito di misurare in maniera univoca la concordanza
          con la tradizione dell’Ordine. Si veda Baldini, 1985, p. 41.
          38  Cit. in Blackwell, 1991, pp. 140-141.
          39  Baldini, 1984, p. 21.
          40  Baldini, 1984, p. 23.

          41  A proposito della genesi di certi commenti di Grienberger, correlati a una censura,
          Baldini commenta: «Il quadro che emerge da queste parole è, a mia notizia, il più ampio
          e vivido disponibile circa lo stato dei dibattiti nel Collegio Romano (e, estensivamente,
          nelle principali istituzioni culturali romane) negli anni prima e dopo il decreto del 1616.
          Anche in questo caso, ciò che ne risulta è più l’immagine di una comunità di studiosi
          imbarazzata e perplessa, oggetto di vincoli e controlli, che quella usualmente divulgata
          d’un nucleo del tutto chiuso e disinformato sugli sviluppi contemporanei; senza che, con

          questo,  si  possa  negare  l’esistenza  di  preclusioni  di  principio,  alle  quali  accenna  lo
          stesso Grienberger», Baldini, 1984, p. 38, nota 13.
          42  Baldini, 1984, p. 16.
          43  Sebbene la formulazione di Baldini risulti un tantino ambigua, anche escludendo la
          mediocrità  nel  caso  dei  principali  matematici  gesuiti.  È  ovvio  che  non  furono  loro  a
          stabilire  quali  opinioni  fossero  quelle  accettabili.  I  loro  superiori  optarono  per  le
          posizioni  più  tradizionali  e  caduche,  e  in  questo  caso,  dal  punto  di  vista  della
          competenza scientifica, si può senz’altro parlare di mediocrità.
          44  Redondi, 1983, p. 28.
          45  In realtà, risulta difficile esprimere questa situazione in modo sicuro, proprio perché è

          in gioco uno stato psicologico difficile da cogliere o da immaginare. Sarebbe forse più
          corretto dire che le idee proprie e le vere idee di Biancani, di Scheiner o di Grassi, ai
          quali mi riferisco continuamente, furono proprio quelle che pubblicarono e non quelle
          che  tennero  per  sé.  Le  idee  di  una  persona  non  sono  del  tutto  separabili  da  altre
          dimensioni  della  sua  coscienza,  in  questo  caso  la  consapevolezza  del  dovere,  della
          morale, dell’adesione a una causa che si ritiene elevata o superiore, in definitiva dalla
          scala dei valori del singolo. In questo senso è ovvio che per esempio Scheiner pubblicò
          non solo le sue idee corrette, bensì quelle che credeva di dover effettivamente difendere,
          in altre parole quelle che in ultima istanza sentiva come proprie. E lo stesso può dirsi
          degli altri gesuiti.
          46  Opere, XV, p. 254.

          47   Baldini  ritiene  più  degno  di  nota  il  fatto  che  Scheiner,  magari  d’accordo  con
          Grienberger, avesse fatte proprie alcune tesi come la continuità tra atmosfera e mondo
          celeste,  la  fluidità  e  corruttibilità  dei  cieli,  temi  chiaramente  bellarminiani,  e  fosse
          riuscito  a  pubblicarli  sebbene  si  discostassero  dall’aristotelismo  ufficiale  della
          Compagnia. Per tale ragione, gli attribuisce una manovra destinata a togliere i vincoli
          profondi che nella Compagnia e nella cultura ecclesiastica erano imposti all’innovazione
          astronomica dalla convinzione della concordanza tra cosmologia biblica e aristotelica; e,
          commenta  Baldini,  si  trattava  di  vincoli  che  davano  origine  a  una  sostanziale
          contraddizione nella cultura dei matematici gesuiti ed erano uno dei punti cruciali del
          conservatorismo  filosofico  all’interno  dell’Ordine  (Baldini,  1985,  p.  58,  qui
          parafrasato). Questo Scheiner è quello stesso che, subito dopo la condanna di Galileo,



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