Page 102 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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65 Tolosani dice che Copernico è «espertissimo in scienza matematica e astronomica,
però assai deficiente nelle scienze fisica e dialettica, e non sembra molto addentro alla
Sacra Scrittura, tant’è che ne contraddice alcuni principi, non senza rischio di infedeltà
per se stesso e per i lettori del suo libro». Garin pubblicò questo opuscolo di Tolosani in
Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVII secolo, Laterza, Roma,
1976, pp. 283-295, vedi in particolare p. 288.
66
Garin, 1976, p. 295.
67
Opere, XII, p. 171.
68
Garin, 1976, pp. 283-284.
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Il testo di Grienberger è uno di quelli pubblicati da Baldini, 1984, pp. 32 e 34. Questi
da parte sua afferma anche che i gesuiti erano al corrente del realismo di Copernico,
sebbene la sua argomentazione proceda in senso diverso, come si può constatare dalla
prossima nota. Benché, come si vede, il testo di Grienberger sia posteriore al Decreto
del 1616 (Baldini lo colloca nel 1616 o nel 1618-19), non c’è ragione di istituire un
collegamento tra la conoscenza del realismo copernicano da parte dei gesuiti e tale data.
Come risulta dal testo di Grienberger, la suddetta conoscenza derivava dalla familiarità
dei suoi matematici con il De revolutionibus che, senza dubbio, era molto antecedente il
1616.
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Baldini e Coyne, 1984, hanno recentemente studiato le idee cosmologiche formulate
da Bellarmino in gioventù e da lui conservate fino al momento del decesso. Baldini ha
scritto anche un articolo intitolato «L’astronomia del cardinale Bellarmino», in Galluzzi,
a cura di, 1984, pp. 293-305. Certo è che nell’articolo di Baldini i migliori argomenti in
difesa delle cognizioni astronomiche di Bellarmino consistono nell’aver agito da
intermediario, con alcune lettere a proposito di problemi astronomici, nella sua lunga
amicizia con il compagno di studi Clavio e nel fatto che in seguito avrebbe sostenuto
questi nella sua rivendicazione dell’importanza delle matematiche. Lo stesso Baldini,
però, commenta che ciò non vuol dire che Bellarmino condividesse le tesi di Clavio e
aggiunge che la qualità stessa delle sue conoscenze astronomiche non era di grande
rilievo. Nell’articolo di cui parliamo, infatti, non ci si imbatte in neppure una tesi di
astronomia tecnica che risulti trattata direttamente dal cardinale.
In altri termini, quella di Bellarmino è in realtà una cosmologia biblica. In altre parole,
la sua è una scienza biblica che è tanto vicina alle speculazioni di Cosma Indicopleuste
quanto lontana dalle ricerche dello stesso Clavio o, più ancora, di Galileo. Certo è che il
suo «fondamentalismo biblico», come lo definisce Baldini, lo portò ad allontanarsi, nel
campo della cosmologia, da alcune tesi aristoteliche. Affermò per esempio la fluidità dei
cieli, negando l’esistenza degli epicicli e degli eccentrici e sostenendo la continuità di
atmosfera e cielo, cosa che lo portò a postulare la possibilità della corruttibilità dei cieli
e il movimento autonomo dei corpi celesti «sicut aves per aerem, et pisces per aquam».
Questo però non è sufficiente per parlare di Bellarmino come astronomo o per trattare
con precisione della sua astronomia. D’altra parte, sembra opportuno ricordare che
questo antiaristotelismo di Bellarmino, sia dal punto di vista epistemologico che
scientifico, portava in realtà in una direzione opposta a quella dei nuovi scienziati, come
appunto Galileo.
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Duhem, 1990, pp. 136 e 140.
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