Page 63 - La filosofia come esercizio spirituale.
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specializzazione dei saperi.
Già in età antica si faceva la distinzione tra fisica, logica ed etica ma queste
tre branche del sapere non erano considerate come materie a se stanti, bensì
come tre aspetti di un unico sapere filosofico, concetto ben rappresentato dalla
metafora stoica che vedeva la filosofia come un organismo in cui la logica
sono le ossa, la fisica il corpo e l’etica la mente. Vi è dunque un filo
conduttore che lega le diverse materie e che le rende espressione di una
concezione unificata del sapere umano.
Il declino di tale concezione si avrà già in epoca medievale, con la netta
distinzione delle arti liberali e con il declassamento della filosofia a semplice
ancella della teologia (e, dunque, a materia propedeutica), un processo che
proseguirà con la rivoluzione scientifica, quando si comincerà a frammentare
il sapere a causa dell’emancipazione della diverse scienze, e che raggiungerà
il suo culmine con il sapere enciclopedico illuminista e la sua pretesa di
dividere, definire e catalogare ogni aspetto della realtà.
In questo contesto, non si formulano più visioni unificate del mondo; fisica,
matematica, biologia, filosofia sono saperi a sé stanti, con linguaggi differenti
e campi di indagine diversi. Il sapere scientifico (che, sotto la spinta
positivista diventa quello predominante) sembra non avere più correlazione
con l’agire umano, visto che ciò di cui si occupa è la conoscenza oggettiva
della realtà e non di come l’uomo debba approcciarsi a essa in seguito alla sua
comprensione; si crea così uno iato non solo tra individuo e mondo ma tra le
diverse branche della conoscenza umana.
Con l’ottocento e l’impulso del positivismo questo iato diventa ancora più
profondo e ormai, eccezion fatta per le filosofie di Schopenhauer e Nietzsche,
il divario tra speculazione e conseguente azione pratica è divenuto
incolmabile. Il sapiente è stato definitivamente sostituito dallo scienziato, le
cui teorie non hanno alcuna correlazione con la condotta morale
dell’individuo. La preparazione spirituale viene sostituita dall’esperimento
scientifico e la morale stessa viene conquistata dal calcolo con l’imporsi
dell’utilitarismo. Conoscenza e quantificazione divengono quasi sinonimi,
poiché l’unico sapere considerato “scientifico” (e dunque degno di interesse)
è quello che può essere quantificato da cifre oggettive. Il progresso umano non
viene più considerato come il progresso spirituale interiore, ma come il
progresso tecnologico.