Page 62 - La filosofia come esercizio spirituale.
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Vi è dunque, in questi secoli, un continuo incontro/scontro tra il sapere
tramandato all’interno delle università e quello innovatore extra-universitario,
il quale raggiungerà la sua massima importanza nel 1600 con le opere di
Cartesio e Spinoza, che avranno un ruolo fondamentale nel delineare una
filosofia totalmente differente da quella scolastica.
Complice la rivoluzione scientifica, si diffonderà in quei secoli l’idea di un
sapere autonomo, indipendente dai dogmi religiosi e dalla teologia, e che
porterà alle grandi rivoluzioni illuministe del XVIII secolo.
La spinta illuminista e il diffondersi di un sapere laico e scientifico
cambieranno i paradigmi culturali, ma le istituzioni universitarie continueranno
a rivestire un ruolo di rilievo. Non solo, dunque, al discorso filosofico-
teologico si opporrà un altro discorso filosofico, ma alle università
scolastiche si opporrà un altro tipo di università: università laiche.
Ciò che cambierà in queste strutture sarà il rapporto con il potere e la
conquista di una libertà d’insegnamento filosofico e scientifico (relativamente)
maggiore; con la progressiva laicizzazione delle università il controllo passerà
da quello ecclesiastico a quello statale, un processo che avrà il suo culmine
negli ultimi anni del 1700 e i primi del 1800, quando queste istituzioni saranno
dei centri culturali di primaria importanza per gli stati europei, rappresentativi
della loro cultura nazionale.
Tuttavia, questo radicamento all’interno della università continuerà a
propagare la progressiva spaccatura tra filosofia e vita.
Complice di questa separazione, secondo Hadot, è innanzitutto la
preminenza data alla filosofia intesa come discorso filosofico e non come
scuola di vita, una lettura della materia che ben si presta alla modalità
dell’insegnamento universitario, dove i filosofi del passato vengono studiati
come “costruttori” di sistemi teorici e dove la filosofia stessa diventa non la
riflessione sulla vita, ma la riflessione su questi sistemi teorici; un modo di
approcciarsi alla materia che la rende appannaggio soltanto dei professori e
degli studenti universitari, ma che tolta dal contesto di insegnamento sembra
perdere la connessione con la quotidianità. Secondariamente, l’inevitabile
rapporto con il potere, che rende il discorso filosofico strettamente legato
all’istituzione dominante e agli interessi di quest’ultima.
Il filosofo francese però non considera un altro importante processo
culturale, che ha alimentato tale frattura in maniera più decisa: la