Page 53 - La filosofia come esercizio spirituale.
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La sua discussione prende avvio da un passaggio cruciale per la filosofia:
l’incontro/scontro con il pensiero cristiano delle origini. Quest’ultimo
presenta al suo interno due correnti di pensiero contrapposte: il rifiuto del
pensiero filosofico considerato da loro “pagano” parallelamente al tentativo di
inglobarlo nel sistema teologico cristiano. La prima tendenza nacque già
durante la predicazione di Paolo il quale, come sottolinea lo storico della
filosofia medievale E. Gilson, era a conoscenza dell’esistenza della sapienza
dei filosofi greci, ma la condannava in nome di una nuova sapienza, quella di
Cristo, non solo incompatibile per la ragione ma addirittura follia per essa. 122
Tuttavia, fu la seconda tendenza a divenire predominante, per un semplice
motivo: l’unico modo, da parte dei cristiani, per conquistare l’attenzione dei
greci e dei romani colti sarebbe stato adottare il loro linguaggio filosofico.
Ciò era necessario per non finire come Paolo quando prese parola in una
piazza ad Atene, sbeffeggiato dagli ascoltatori poiché parlava di risurrezione
dei morti. 123 Un’idea incomprensibile per la mentalità greca e romana, così
come era incomprensibile per loro il linguaggio teologico dei predicatori
cristiani.
Per essere ascoltati era necessario appropriarsi degli strumenti del discorso
filosofico antico. Ciò significava presentare il cristianesimo non solo come
una filosofia tra le altre ma come la filosofia 124 .
Una assimilazione del linguaggio e dei contenuti della filosofia che sia
Hadot sia Gilson fanno risalire al II secolo d.C. per opera dei Padri
Apologisti, con particolare riferimento a Giustino. 125
Peculiare del loro atteggiamento, soprattutto da parte di Giustino, è il
presentare il cristianesimo come l’unica vera filosofia, vertice di uno sviluppo
spirituale che ha avuto inizio con i pensatori antichi (i quali hanno colto
soltanto frammenti di verità) e che vede nella predicazione di Cristo il suo
compimento. 126
Un’ellenizzazione del cristianesimo portata avanti tramite precisi
procedimenti retorici, che avevano il compito di mostrare ai filosofi “pagani”
come le verità rivelate da Gesù fossero già presenti nella loro tradizione
mitica e filosofica ma in maniera disorganica.
Al di là delle esegesi dei testi sacri, interpretati alla luce della filosofia
greca per assimilarne linguaggio e contenuti, sono due i punti di contatto