Page 46 - La filosofia come esercizio spirituale.
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adirarti.» 100
Un atteggiamento che deve derivare dalla consapevolezza di essere i primi
a non aver ancora raggiunto la saggezza. Di fatto, gli stoici consideravano tale
obiettivo una meta molto distante, senza alcun intermezzo tra lo stato della
non-saggezza e della saggezza. O si è saggi o non lo si è; dunque, anche chi si
esercita nella pratica filosofica è ben lungi dall’aver raggiunto la meta
auspicata, e non può comportarsi nei confronti degli altri con fare superiore.
Altre scuole filosofiche, come il platonismo, avranno invece una visione più
graduale della strada verso la saggezza, come viene presentata nel testo di
Plutarco Come constatare i propri progressi verso la virtù. Anche in questo
caso, i filosofi percorrono una strada difficile, che richiede costanza e
determinazione, ma soprattutto l’umiltà e la consapevolezza delle proprie
debolezze, per evitare di prevaricare sui non-filosofi con la propria
supponenza.
Vi è, infine, soprattutto nelle scuole filosofiche ellenistiche come lo
stoicismo e l’epicureismo, un ideale cosmopolitico che porta a considerare
l’altro non come un estraneo, bensì nella sua componente umana, che rende le
persone collegate da un filo invisibile che le accomuna indipendentemente
dalla patria di appartenenza o dalla posizione sociale.
Si ritrova, ad esempio, nelle massime in cui Epicuro identifica la giustizia
come qualcosa che si esprime nei rapporti reciproci, dovunque e ovunque
esista la volontà di non voler fare e ricevere alcun danno 101 , ma raggiunge
forse il vertice più elevato nelle Lettere a Lucilio di Seneca, in particolare
nella lettera in cui esorta Lucilio a trattare gli schiavi per quello che sono:
uomini, non bestie
«Usami la cortesia di considerare che costui che chiami tuo schiavo, è nato dalla stessa mana
semenza, gode dello stesso cielo, respira esattamente come te, vive né più né meno come te,
muore al tuo stesso modo! Puoi vederlo uomo libero come egli può vederti servo.» 102
Occorre, dunque, esercitarsi a percepire il prossimo indipendentemente dal
suo livello sociale, ma di vederlo soltanto nella sua componente essenziale:
quella di essere umano.
Un messaggio insito sia nell’istituzione stessa delle scuole filosofiche
stoiche ed epicuree che, come riporta Hadot in Che cos’è la filosofia antica?,