Page 40 - La filosofia come esercizio spirituale.
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Si tratta di vivere come se ogni giorno fosse l’ultimo della nostra esistenza;
riportando una frase di Epitteto:
«La morte [...] sia davanti a te ogni giorno: così non avrai più pensieri bassi né desidererai qualcosa
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oltre misura.»
Esercizio mentale che serve al filosofo sia per comprendere quali siano le
cose importanti di cui occuparsi, sia per prepararsi ad accettare un evento
della vita ineludibile.
Un esempio di tale serena accettazione è la massima di Epicuro:
«Nulla per noi è la morte: giacché ciò che si è dissolto non ha più sensibilità e ciò che non ha
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sensibilità non è nulla per noi.»
Il filosofo si trova così in uno stato di vigilanza continua che gli permette di
essere sempre cosciente di ciò che è e di ciò che fa, senza mai perdere di vista
i principi etici della scuola che rendono autentica l’esistenza.
3.2 Il filosofo e gli altri
Di fronte a esercizi spirituali che portano il filosofo a ripiegarsi
sull’interiorità per fargli raggiungere la propria tranquillità dell’anima si
potrebbe erroneamente pensare che essi siano una pratica egoistica.
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Tuttavia, come sottolinea Hadot in un’intervista con Davidson , una
considerazione del genere deriva da un modo errato di intendere lo spirito che
sta alla base dell’esercizio spirituale.
In primo luogo perché uno degli obiettivi dell’esercizio spirituale è proprio
il liberarsi dall’egoismo derivato dal piacere personale “volgare”, in favore
di un’apertura verso il prossimo e della scoperta di un piacere autentico.
In secondo luogo perché i filosofi antichi hanno sempre posseduto uno
“spirito missionario” nei confronti degli altri, con l’obiettivo di risvegliare le
loro coscienze. Si può evincere dall’atteggiamento maieutico di Socrate,
dall’impegno politico di Platone testimoniato dalla sua Lettera VII, dalla vita
spregiudicata di Diogene che, in pieno giorno, andava in giro per la città con
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una lanterna dicendo “cerco l’uomo” , dal forte impegno civile degli stoici e