Page 28 - La filosofia come esercizio spirituale.
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cittadini era principalmente quella politica, una libertà relativa, riservata
soltanto a un certo numero di persone: i cittadini di sesso maschile. Gli
schiavi, le donne, gli stranieri non avevano alcuna libertà politica e anche
quando Platone, delineando il suo stato ideale ne La Repubblica, sostiene la
parità tra uomo e donna, lo fa tendendo sempre un occhio al bene supremo,
quello dello Stato, strutturato come un grande organismo che ha come compito
quello di accrescere e realizzare se stesso, anche sopraffacendo gli interessi
del singolo individuo.
Al contrario, è proprio con le filosofie ellenistiche e romane che inizia a
farsi strada un ideale di libertà più ampio, svincolato dalla vita della polis
poiché fondato sulla psyché dell’uomo. La libertà non viene più considerata
come qualcosa di elitario; a contraddistinguere l’uomo libero non è il suo
status sociale, né la sua libertà politica, bensì il grado di progresso interiore
determinato da un esercizio spirituale costante. L’uomo libero epicureo sarà il
filosofo in grado di godere dei veri piaceri, l’uomo libero stoico il filosofo
che non si lascerà controllare dal dominio irrazionale delle emozioni, l’uomo
libero cinico il filosofo che, come Diogene, “scodinzolerà a chi gli dà
qualcosa e abbaierà a chi non gli dà nulla”, ossia il filosofo in grado di
convivere con il potere politico pur preservando la propria autonomia.
Un esempio emblematico di tale libertà è il caso di Epitteto e Marco
Aurelio. Entrambi filosofi stoici ma di posizioni sociali diametralmente
opposte; il primo, infatti, fu uno schiavo-filosofo (poi liberatosi) mentre il
secondo un imperatore-filosofo, ma a rendere grande Epitteto quanto Marco
Aurelio furono la sua vita virtuosa e la sua libertà filosofica, indipendenti
dalla propria posizione sociale, così note che, ancora in vita, era considerato
uno dei massimi esponenti dello stoicismo.
Tornando al periodo in cui fioriranno le diverse scuole di vita, se dal punto
di vista storico è un periodo che si estende per un lungo arco di tempo, dal
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punto di vista filosofico è un unicum indivisibile ; ed è proprio a partire da
questo unicum che si sviluppa la riflessione di Hadot.
È nelle filosofie ellenistiche e romane, infatti, che egli rileva in maniera più
pressante l’esigenza di una filosofia della vita. Sono gli stessi stoici a
dichiarare esplicitamente che per loro la filosofia è essenzialmente
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“esercizio”. In tale prospettiva, essa non dev’essere una teoria astratta o un
mero esercizio dialettico, bensì un ars vivendi che possa trasformare il