Page 22 - La filosofia come esercizio spirituale.
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Per contro, l’anima per Socrate coincide con la nostra ragione e con la sede della nostra attività
                   razionale e morale. In breve: per Socrate l’anima è l’io consapevole, è la personalità intellettuale e
                   morale.» 38


                  Senza tale scoperta non sarebbe possibile né lo sviluppo di una filosofia
               morale  autonoma  da  un  insegnamento  religioso  né  una  filosofia  intesa  come
               esercizio  spirituale  volto  a  perfezionare  la  nostra  essenza,  ossia  la  nostra

               psyché.
                  Questa rivoluzione prende avvio non da ciò di cui si parla, ma da colui che
               parla. Da una discussione incentrata sulla natura e i meccanismi dell’universo

               si passa a una discussione che pone al centro l’individuo e il suo agire. La
               famosa domanda “Ti esti?”, “Che cos’è?”, volta a conoscere l’argomento di
               discussione è in realtà uno strumento per vagliare la psyché dell’interlocutore

               e la sua conoscenza, per mostrargli come quest’ultima sia inesatta e come, di
               conseguenza, ogni sua azione basata su tale conoscenza sia errata.
                  Rappresentativo di tale concezione è l’Alcibiade maggiore di Platone, che

               mette in scena il dialogo tra un giovane e spregiudicato Alcibiade, pronto a
               entrare in politica, e un Socrate che demolisce, domanda dopo domanda, le sue
               aspettative, mostrandogli come non conosca non solo la giustizia, ma nemmeno
               se stesso.

                  Il  dialogo  poc’anzi  citato  mostra  come  l’indagine  socratica  sull’agire
               prenda  le  mosse  dalla  psyché  della  persona,  che  rappresenta  il  suo  nucleo
               essenziale;  se  non  si  conosce  e  non  si  perfeziona  questo  nucleo,  qualsiasi

               azione è vana e scorretta.
                  Perciò il primo esercizio spirituale che il filosofo deve compire è prendersi

               cura di sé occupandosi della propria psyché. Diversi passaggi dei dialoghi di
               Platone dipingono un Socrate assorto in lunghe pause di riflessione, durante le
               quali si aliena da tutto e da tutti per meditare sulla propria psyché.

                  È  quello  che  avviene,  ad  esempio,  nel  Simposio,  dove  Socrate  arriva  in
               ritardo al banchetto poiché si era fermato a meditare su un portico.

                  Non a caso ciò avviene prima di un dialogo che appare come:

                   «un  esercizio  spirituale  applicato  in  comune  che  invita  all’esercizio  spirituale  interiore,  ossia
                   all’esame di coscienza, all’attenzione a sé, insomma al famoso “Conosci te stesso”. [...] Conoscere
                   se stesso significa o conoscersi come non sapiente [...], o conoscersi nel proprio essere essenziale,

                   oppure conoscersi nel proprio stato morale autentico.» 39
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