Page 19 - La filosofia come esercizio spirituale.
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sapere ultimo, impersonale, che le rendeva a tutti gli effetti dei sophoi,  dei

               sapienti. Questi personaggi si dividevano, sempre secondo lo storico francese,
               in  due  categorie:  gli  aristocratici  alla  Eraclito,  che  contrapponevano
               all’ignoranza  della  massa  la  loro  conoscenza  superiore,  e  i  democratici  del
               sapere, i sofisti, che ritenevano di poter vendere il sapere a chiunque lo avesse

               voluto.
                  Un altro sapere molto influente, che però Hadot non considera, è il sapere

               tradizionale  tramandato  dai  grandi  miti  della  Grecia  Arcaica.  Esso  si
               distingueva in una componente essoterica, a disposizione del popolo, ossia il
               sapere  poetico  tramandato  dai  rapsodi  (che  Platone  demolirà  nello  Ione  e,
               ancora di più, ne La Repubblica),  dalle  opere  di  Omero  ed  Esiodo  e  dalle
               sentenze  dei  sette  sapienti,  e  in  una  componente  esoterica,  dedicata  a  pochi

               iniziati,  che  affonda  le  sue  radici  negli  antichi  misteri  di  Eleusi  e  nei  riti
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               orfici .
                  In concreto, Socrate si trova a dover affrontare un ambiente culturale molto
               variegato,  composto  da  diverse  figure  di  “sapienti”,  ognuna  delle  quali
               convinta  di  possedere  la  reale  sophia.  Per  questo  motivo  rimarrà  sorpreso

               quando un vaticinio pronunciato dall’oracolo di Delphi additerà proprio lui,
               che non sapeva nulla, come il più sapiente tra i greci.

                  L’evento segna indelebilmente la sua vita. Socrate comincia a interrogarsi
               sulle parole dell’oracolo per comprenderne il reale significato e per scoprire
               un uomo più sapiente di lui. Inizia così a interrogare le figure della tradizione
               greca  che  rappresentavano  l’ideale  della  sapienza:  politici,  artigiani,  poeti,
               sapienti.  E  in  tutte  queste  personalità  Socrate  scopre  il  medesimo  errore:

               credono di sapere tutto ma in realtà non sanno nulla.
                  Al che, le parole dell’oracolo assumono un senso molto importante. Socrate

               capisce  di  essere  il  più  sapiente  di  tutti  proprio  perché  consapevole  della
               propria ignoranza.
                  Si fa strada nel pensiero greco una nuova consapevolezza: la coscienza di

               non  valere  nulla  nei  confronti  della  sophia,  la  sapienza  in  sé.  Gli  uomini
               possono soltanto tendere ad essa, ma non potranno mai possederla.

                  Proprio  questo  cambiamento  radicale  di  prospettiva,  secondo  Hadot,
               permette  a  Socrate  di  creare  una  nuova  definizione  di  “filosofo”,  ben
               esplicitata nel Simposio di Platone.
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