Page 14 - La filosofia come esercizio spirituale.
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soltanto “sofistico”.
Già nell’antichità le diverse scuole si scagliavano contro chi si limitava a
parlare ma non ad attuare quanto professava. Scriveva, ad esempio, Plutarco:
«Certi pensano che i filosofi si debbano ascoltare soltanto nelle scuole, come gli attori a teatro, e
che fuori da quella sede non siano poi tanto migliori di loro. Se ciò è vero per i sofisti, che terminate
le loro lezioni e messi da parte i libri e i manuali, nella realtà della vita quotidiana si mostrano
meschini e inferiori della maggior parte delle persone, non vale per i filosofi veri, i quali, a dispetto
di quello che generalmente si crede, siano seri o scherzosi, sorridenti o accigliati, e soprattutto
quando parlano in privato, recano giovamento a chi sappia ascoltarli con pazienza e attenzione.» 10
A rendere autentico il discorso filosofico, secondo Hadot, sono tre
caratteristiche fondamentali. 11
Innanzitutto, esso viene soltanto dopo la scelta di vita. La giustifica in un
certo modo e ne sviluppa le conseguenze, collocando il filosofo nel posto che
gli spetta all’interno della città e del mondo e stabilendo in maniera precisa la
sua relazione con ogni aspetto della realtà sociale.
Secondariamente, il discorso filosofico è un mezzo essenziale di cui il
filosofo dispone per agire su se stesso e sugli altri. Proprio in quanto inserito
in una realtà concreta (la vita della città) il filosofo ha il compito di dialogare
con se stesso, per valutare i propri progressi, e soprattutto di dialogare con gli
altri, nel tentativo di educarli alla vita filosofica e avere un impatto sulle loro
coscienze. Il linguaggio risulta essere l’unico strumento con il quale provocare
una trasformazione dell’io nella mente dell’ascoltatore.
Infine, il discorso filosofico è un esercizio spirituale a tutti gli effetti,
necessario per la vita filosofica, aspetto che si approfondirà in seguito.
Strettamente interconnessi ma allo stesso tempo così dissimili, filosofia e
discorso filosofico si trovano in una relazione ambigua, che Hadot ha tentato
di chiarire in modo intuitivo in una conversazione con Davidson tramite una
metafora:
«La riflessione teorica va in una certa direzione grazie a un orientamento fondamentale della vita
interiore e questa tendenza della vita interiore si precisa e prende forma grazie alla riflessione
teoretica. Quando ero giovane, avevo già in mente questa idea e ne davo a me stesso l’illustrazione
tramite la luce della bicicletta, assicurata dal suo movimento. Di notte, è necessaria una luce che ci
illumini e ci faccia da guida (la riflessione teorica). Per avere la luce, bisogna però che la dinamo
giri grazie al movimento della ruota. Il movimento della ruota è la scelta di vita. In seguito si può
procedere. Ma è stato necessario pedalare un po’ nel buio. In altri termini, la riflessione teorica
presuppone già una certa scelta di vita, ma questa scelta di vita può progredire e precisarsi solo