Page 10 - La filosofia come esercizio spirituale.
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2. Lo spirito della filosofia antica






                  In base alla rappresentazione della filosofia che ci si fa nei tempi odierni, i
               filosofi altro non sono che teorici impegnati descrivere in maniera astratta un
               sistema di pensiero in grado di rappresentare la struttura della realtà.

                  Un sistema di pensiero che deve essere rigoroso e coerente e dal quale poi
               dipenderanno i principi particolari da applicare in campo morale, per dirigere
               le nostre scelte di vita.

                  Se  una  concezione  simile  può  adattarsi  al  discorso  filosofico
               contemporaneo, approcciarsi in questa maniera alla filosofia antica non può

               che  causare  una  serie  di  fraintendimenti  e  non  permetterà  di  cogliere  il
               messaggio tramandato dai filosofi antichi.
                  La ricerca storica e filosofica di Pierre Hadot è volta interamente in questa

               direzione e ha lo scopo di riscoprire il senso delle pagine dell’antichità così
               come  doveva  apparire  agli  uomini  dell’epoca,  ossia  come  un  richiamo  a
               rivoluzionare il proprio modo di vivere tramite precisi esercizi spirituali.

                  Hadot comincia questo tipo di ricerca a partire dal 1953, data in cui inizia a
               dedicarsi interamente alla relazione della sua tesi di libera docenza, incentrata
               su un’edizione critica del filosofo cristiano/neoplatonico Mario Vittorino.

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                  Come afferma in un’intervista rilasciata a Carlier , prima di allora era stato
               un  “filosofo  puro”,  interessato  alla  metafisica  e  alla  mistica  plotiniana.

               Tuttavia, quel nuovo lavoro dà una svolta decisiva all’impostazione della sua
               ricerca.
                  Per  la  prima  volta  fa  esperienza  del  metodo  storico  e  filologico,  che  gli

               permetterà  di  leggere  i  testi  antichi  sotto  una  luce  diversa.  Da  una  lettura
               “atemporale” degli scritti filosofici di ogni età, ossia che considera i concetti
               espressi  indipendenti  dal  periodo  storico,  come  se  avessero  il  medesimo
               significato  in  ogni  tempo,  passa  a  una  lettura  storica,  che  tiene  conto  del

               contesto e dell’evoluzione della mentalità e delle idee.
                  Ma  è  soltanto  l’assegnazione  della  cattedra  nel  ’68  che  gli  permette  di
               lasciarsi  alle  spalle  Mario  Vittorino  per  potersi  dedicare  ai  suoi  interessi
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