Page 97 - Dizionario di Filosofia
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inteso dall’Ardigò come impossibilità di determinazione delle innumerevoli serie
causali, dal cui intersecarsi in un dato punto del tempo è in genere prodotto ciascun
fenomeno. La nota più originale del pensiero dell’Ardigò è costituita dal fatto che
non accoglie la teoria spenceriana dell’inconoscibile: dalla relatività di ogni
conoscenza particolare egli non deduce la relatività della conoscenza nella sua
totalità; l’indistinto originario non è qualcosa che trascenda l’esperienza, ma è
soltanto ignoto, cioè qualcosa che non è stato ancora risolto e chiarito nei suoi
elementi: di qui il carattere di maggiore immanentismo, rispetto a Spencer, che
contraddistingue il suo sistema, il quale, d’altra parte, diventa così piuttosto una
metafìsica naturalistica che non una filosofia rigorosamente positivistica.
Opere principali: Discorso su Pietro Pomponazzi (1869); La psicologia come
scienza positiva (1870); La formazione naturale nel fatto del sistema solare
(1877); La morale dei positivisti (1878); La sociologia (1886); una specie di «
trilogia »: Il vero (1891), La ragione (1894), L’unità della coscienza (1898); La
scienza dell’educazione (1893).
Bibliogr.: Opere filosofiche, 11 voll., Padova 1882-1918; su A.: A. Levi e L.
Limentani, Bibliografia ardighiana. Scritti su R. Ardigò, « Rivista di filosofia »,
1928-1929 e 1940; W. Büttemeyer, Bibliografia ardighiana, « Rivista critica di
storia della filosofia », 1970; R. Mondolfo, Il pensiero di R. Ardirò, Mantova 1908;
E. Troilo, La filosofia morale di R. Ardigò, « Rivista pedagogica », 1921; E. Troilo,
R. Ardigò, Milano 1926; A. Levi, Diritto e società nel pensiero di R. Ardigò,
Milano 1928; W. Büttemeyer, R. Ardigò e la psicologia moderna, Firenze 1969.
ARÌSTIDE Marciano, in gr. Aristéidēs, filosofo ateniese del II sec. d.C., convertito al
cristianesimo e autore di una delle più antiche apologie della religione cristiana,
indirizzata all’imperatore Antonino Pio (Apologia per i cristiani*).
ARISTIPPO di Cirene, in gr. Arístippos, filosofo greco (Cirene 435 circa - 366 circa
a.C.), fondatore della scuola cirenaica* o edonistica. Dell’insegnamento di Socrate,
che frequentò personalmente, Aristippo ritenne soltanto la nozione che la filosofia
deve avere un carattere di praticità. A lui risale la dottrina secondo la quale la
felicità consisterebbe nella ricerca del piacere (hēdoné) dei sensi moderati dalla
ragione; tuttavia è probabile che sia stato invece Aristippo il Giovane a insegnare
per primo questa dottrina. Avrebbe passato parte della sua vita in Sicilia, alla corte
dei due Dionigi; ma tutto quanto la tradizione riporta intorno alla sua vita deve
essere preso con cautela. Nulla è rimasto dei venticinque dialoghi che avrebbe
scritto. Sembra che sua figlia Arete gli sia succeduta nella direzione della scuola.
Bibliogr.: I cirenaici, a cura di G. Giannantoni, Firenze 1958; Aristippi et
Cyrenaicorum fragmenta, a cura di E. Mannenbach, Leida 1961; su A.; C. J.
Classen, Aristippos, « Hermes », 1958; G. Lieberg, Aristippo e la scuola cirenaica,
« Rivista critica di storia della filosofia », 1958; G. Giannantoni, Note aristippee, «
Rivista critica di storia della filosofia », 1960.
ARISTIPPO il Giovane, filosofo greco del IV sec. a.C. Nipote di Aristippo di Cirene,
e allievo della celebre Arete, che pare abbia diretto la scuola cirenaica* dopo la