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le manifestazioni più alte di questa vittoria furono l’epica e l’arte plastica. Mentre

          nella  musica  traspare  con  immediata  evidenza  l’ebbrezza  della  vitalità  (qui
          Nietzsche accoglie la nota tesi di  Schopenhauer), la tragedia nella sua evoluzione
          tentò di disciplinare l’esaltazione dionisiaca nelle allegorie delle visioni e dei miti.
          Ma ogni eroe tragico è solo un Dioniso travestito e dalla vicenda scenica erompe
          sempre  l’incontenibile  tensione  del  vitale.  La  natura  primigenia  dello  spettacolo
          tragico  fu  deformata  da  Euripide:  questi,  corrotto  dall’intellettualismo  di  Socrate,

          ridusse la passione metastorica del dio alla piccola misura degli accadimenti umani,
          sofferti  con  decadente  ragionevolezza.  Il  compito  di  riportare  il  teatro  alle  sue
          sorgenti  originarie  è  assunto  secondo  l’autore  nella  sua  radicalità  dal  dramma  in
          musica wagneriano.
          L’opera,  che  ha  fra  l’altro  il  merito  di  aver  imposto  un’immagine  più  ricca  e
          complessa della grecità, rispetto a quella convenzionale, accolta ancora da Hegel,
          della felicità ingenua e dell’equilibrio naturale, contiene già, in forma più o meno

          esplicita, tutti i motivi fondamentali del pensiero di Nietzsche.
          Novum Organum Scientiarum, opera di F. Bacone, pubblicata nel 1620 e facente
          parte del grandioso progetto dell’Instaurano magna. Il titolo sottolinea l’intenzione
          di sostituire la vecchia logica dell’Organon* aristotelico con una nuova, intesa come

          metodo di ricerca induttiva delle « forme » permanenti della natura. Il primo dei due
          libri in cui l’opera è divisa contiene la pars destruens, cioè la critica dei pregiudizi
          (idola), che fuorviano la mente e rendono infruttuosa l’osservazione. Il secondo libro
          (pars construens)  prospetta  il  metodo  dell’induzione  baconiana,  procedente  dalle
          osservazioni alle leggi (ab experimentis ad axiomata). Dei fatti osservati si prende
          nota in tre diverse tabelle: nelle tabulae praesentiae si registrano i vari casi in cui il
          fenomeno si verifica, nelle tabulae absentiae in proximitate quelli in cui esso non

          compare, nonostante la somiglianza dei casi, nelle tabulae graduum si annotano le
          variazioni quantitative. Si giunge così a una ipotesi provvisoria (vindemiatio prima),
          la quale deve essere confermata da successive verifiche (instantiae praerogativae),
          distinte da Bacone in ventisette tipi. Fra esse è decisiva la instantia crucis, quella
          cioè che permette di scegliere la strada giusta al bivio fra due interpretazioni, fino a
          quel momento parimenti sostenibili. In tal modo si perviene a determinare la struttura

          (latens Schematismus) e le leggi del movimento (latens processus) della natura.
          L’opera,  anche  se  viziata  dall’assunzione  non  sempre  consapevole  di  presupposti
          metafisici  e  caratterizzata  negativamente  dalla  sottovalutazione  dello  strumento
          matematico, costituisce un testo classico nella storia della metodologia scientifica.
          Nuova  Atlantide  (LA),  opera  di  F.  Bacone,  scritta  in  inglese  nel  1621  (New

          Atlantis) e pubblicata nel 1627 in versione latina (Nova Atlantis). Come l’Utopia*
          di T. Moro e La città del Sole* di T. Campanella, lo scritto di Bacone propone un
          modello di comunità umana ordinata secondo ragione. La Nuova Atlantide (l’antica
          essendo  la  misteriosa  terra  inghiottita  dal  mare  in  tempi  remoti)  è  un’isola  del
          Pacifico,  abitata  da  un  popolo  cristiano,  che  vi  si  è  rifugiato  per  dedicarsi
          all’approfondimento  della  conoscenza  della  natura  e  all’utilizzazione  pratica  del

          sapere  acquisito. Al  viaggiatore  sbarcato  per  caso  nell’isola  un  saggio  mostra  le
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