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economiche e sociali di Proudhon, contenute nello scritto Il sistema delle
contraddizioni economiche, ovvero La filosofia* della miseria (1846). Nell’opera,
in cui sono anticipate le idee del Manifesto*, Marx insiste sulla funzione
determinante dei rapporti economico-sociali nell’orientamento della vita intellettuale
degli uomini, sulla costante presenza della divisione in classi nelle varie epoche
storiche, sul proletariato come sola classe rivoluzionaria, sulla « ciarlataneria »
della scienza economica dominante, sul carattere « piccolo-borghese » e utopistico
delle concezioni di Proudhon.
Monadologia (LA), opera del Leibniz, scritta nel 1714, in francese, per il principe
Eugenio di Savoia. Il principe tenne il manoscritto in un cassetto, come un prezioso
tesoro, e l’opera non vide la luce finché Leibniz fu in vita. Nel 1721 ne comparve
una traduzione latina negli Acta eruditorum. Il testo francese originale, che non ha
titolo nel manoscritto leibniziano, fu pubblicato dallo Erdmann nel 1840, nella sua
edizione delle Opere filosofiche di Leibniz, con il titolo di Monadologia
(Monadologie).
La monade è una sostanza immateriale, semplice e indivisibile, un centro di energia,
che si esprime nella percezione, o molteplicità nell’unità, e che muta continuamente
in forza dell’appetizione, o tendenza a passare da una percezione all’altra. Le
monadi non nascono e non muoiono e sono infinite, tutte qualitativamente differenti
l’una dall’altra. Esse sono ordinate gerarchicamente in rapporto al loro grado di
perfezione, che è poi il grado di chiarezza e di distinzione della loro coscienza
percettiva. Una monade è attiva rispetto a un’altra, se essa si rappresenta uno degli
stati interni di questa con maggiore chiarezza e distinzione. Nell’unità qualitativa
fondamentale dell’universo si possono distinguere quattro specie di monadi:
1. le monadi prime, costituenti la materia inorganica, le cui percezioni non
raggiungono in nessun modo il livello della coscienza; 2. le anime, o monadi del
mondo animale, dotate di memoria e di capacità associativa, costituenti la potenza
attiva, o entelechía, di quell’aggregato di monadi che è ogni corpo vivente; 3. gli
spiriti finiti, dotati di appercezione, cioè autocoscienti e consapevoli delle leggi del
loro mutamento; 4. Dio, monade delle monadi, in quanto si rappresenta da tutti gli
infiniti possibili punti di vista quell’universo, che le monadi create non possono
rappresentarsi che dalla loro particolare prospettiva. Ogni monade è un universo
chiuso, « senza finestre », e muta unicamente in virtù della propria interna energia.
Questa « incomunicabilità » fra le monadi, che include anche, come caso particolare,
il rapporto nell’uomo fra l’anima e il corpo, ripropone in termini nuovi il problema
cartesiano. Non si può ammettere un’influenza reciproca fra sostanze autonome, e
d’altra parte la soluzione proposta dagli occasionalisti esige l’intervento continuo di
un deus ex machina, come accade negli intrecci teatrali mal congegnati. Per Leibniz
non resta che l’ipotesi dell’armonia prestabilita, secondo la quale Dio ha assegnato
a ciascuna delle infinite monadi il suo ritmo di sviluppo, congegnando anche
l’insieme in modo che ciascuna sia in ogni istante in armonia con tutte le altre.
Poiché infine l’intelligenza e la bontà di Dio sono infinite, scegliendo fra le infinite
combinazioni possibili egli ha realizzato certamente la migliore, e quindi l’universo