Page 939 - Dizionario di Filosofia
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economiche  e  sociali  di  Proudhon,  contenute  nello  scritto  Il sistema  delle

          contraddizioni economiche, ovvero La filosofia* della miseria (1846). Nell’opera,
          in  cui  sono  anticipate  le  idee  del Manifesto*,  Marx  insiste  sulla  funzione
          determinante dei rapporti economico-sociali nell’orientamento della vita intellettuale
          degli  uomini,  sulla  costante  presenza  della  divisione  in  classi  nelle  varie  epoche
          storiche,  sul  proletariato  come  sola  classe  rivoluzionaria,  sulla  «  ciarlataneria  »
          della scienza economica dominante, sul carattere « piccolo-borghese » e utopistico

          delle concezioni di Proudhon.
          Monadologia (LA), opera del Leibniz, scritta nel 1714, in francese, per il principe
          Eugenio di Savoia. Il principe tenne il manoscritto in un cassetto, come un prezioso
          tesoro, e l’opera non vide la luce finché Leibniz fu in vita. Nel 1721 ne comparve
          una traduzione latina negli Acta eruditorum. Il testo francese originale, che non ha

          titolo nel manoscritto leibniziano, fu pubblicato dallo Erdmann nel 1840, nella sua
          edizione  delle Opere  filosofiche  di  Leibniz,  con  il  titolo  di Monadologia
          (Monadologie).
          La monade è una sostanza immateriale, semplice e indivisibile, un centro di energia,
          che si esprime nella percezione, o molteplicità nell’unità, e che muta continuamente
          in  forza  dell’appetizione,  o  tendenza  a  passare  da  una  percezione  all’altra.  Le

          monadi non nascono e non muoiono e sono infinite, tutte qualitativamente differenti
          l’una  dall’altra.  Esse  sono  ordinate  gerarchicamente  in  rapporto  al  loro  grado  di
          perfezione,  che  è  poi  il  grado  di  chiarezza  e  di  distinzione  della  loro  coscienza
          percettiva. Una monade è attiva rispetto a un’altra, se essa si rappresenta uno degli
          stati  interni  di  questa  con  maggiore  chiarezza  e  distinzione.  Nell’unità  qualitativa
          fondamentale dell’universo si possono distinguere quattro specie di monadi:
          1.  le monadi  prime,  costituenti  la  materia  inorganica,  le  cui  percezioni  non

          raggiungono in nessun modo il livello della coscienza; 2. le anime,  o monadi del
          mondo animale, dotate di memoria e di capacità associativa, costituenti la potenza
          attiva,  o entelechía, di quell’aggregato di monadi che è ogni corpo vivente; 3. gli
          spiriti finiti, dotati di appercezione, cioè autocoscienti e consapevoli delle leggi del
          loro mutamento; 4.  Dio, monade delle monadi, in quanto si rappresenta da tutti gli
          infiniti  possibili  punti  di  vista  quell’universo,  che  le  monadi  create  non  possono

          rappresentarsi  che  dalla  loro  particolare  prospettiva.  Ogni  monade  è  un  universo
          chiuso, « senza finestre », e muta unicamente in virtù della propria interna energia.
          Questa « incomunicabilità » fra le monadi, che include anche, come caso particolare,
          il rapporto nell’uomo fra l’anima e il corpo, ripropone in termini nuovi il problema
          cartesiano.  Non  si  può  ammettere  un’influenza  reciproca  fra  sostanze  autonome,  e
          d’altra parte la soluzione proposta dagli occasionalisti esige l’intervento continuo di
          un deus ex machina, come accade negli intrecci teatrali mal congegnati. Per Leibniz

          non resta che l’ipotesi dell’armonia prestabilita, secondo la quale Dio ha assegnato
          a  ciascuna  delle  infinite  monadi  il  suo  ritmo  di  sviluppo,  congegnando  anche
          l’insieme  in  modo  che  ciascuna  sia  in  ogni  istante  in  armonia  con  tutte  le  altre.
          Poiché infine l’intelligenza e la bontà di Dio sono infinite, scegliendo fra le infinite
          combinazioni possibili egli ha realizzato certamente la migliore, e quindi l’universo
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