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meraviglie della « casa di Salomone », sorta di Accademia delle scienze, cervello e
centro motore della ricerca. Ci sono torri alte 3 miglia per l’osservazione
meteorologica, allevamenti sperimentali, centri di fecondazione artificiale, istituti
per lo studio della termologia, dell’ottica, dell’acustica (« case dei suoni »), dei
fenomeni olfattivi (« case dei profumi »), ecc. Gli abitanti della Nuova Atlantide
dispongono di macchine per volare e di navi subacquee. Dei progressi del sapere nel
resto del mondo essi vengono a conoscenza per il tramite di confratellispie («
mercanti di luce »), spediti nei vari continenti in incognito. Alla ricerca i membri
della casa di Salomone sono addetti secondo varie incombenze, alle quali
corrispondono denominazioni pittoresche (« predoni » i lettori di libri, « minatori »
gli sperimentatori, « benefattori » gli addetti alle applicazioni pratiche, ecc.).
La descrizione della casa di Salomone è la parte più significativa del racconto
utopistico, lasciato da Bacone incompiuto, e costituisce una chiave preziosa per
intendere alcune fondamentali implicazioni ideologiche dell’Instauratio magna
baconiana.
Nuovi saggi sull’intelletto umano (Nouveaux essais sur l’entendement humain),
opera di Leibniz, dedicata alla discussione delle dottrine esposte da Locke nel suo
Saggio sull’intelletto umano*. I Nuovi saggi, scritti in francese fra il 1703 e il 1704
e pubblicati postumi solo nel 1765, hanno la forma di un dialogo fra due
interlocutori, uno dei quali, Filalete, espone puntualmente le tesi del Saggio
lockiano, mentre l’altro, Teofìlo, portavoce di Leibniz, interviene per discuterle e
confutarle. Nel i libro (Delle nozioni innate) Leibniz dimostra che l’universalità e
necessità del sapere scientifico non possono avere un fondamento puramente
empirico. L’errore di Locke sta nel non aver distinto le semplici generalizzazioni
dalle vere e proprie idee universali. Queste ultime presuppongono una funzione
autonoma dell’intelletto, per cui la formula peripateticolockiana secondo la quale «
niente è nell’intelletto che prima non sia stato nel senso » (nihil est in intellectu
quod pria non fuerit in sensu) non può essere accolta senza l’integrazione: «
eccezion fatta per l’intelletto stesso » (nisi intellectus ipse). Il II libro (Delle idee) e
il III (Delle parole) chiariscono variamente la peculiarità dell’innatismo leibniziano,
mentre il IV (Della conoscenza) tratta dei vari gradi della verità (verità di ragione,
verità di fatto, opinioni più o meno probabili).
Nuovo saggio sulla origine delle idee, opera di Antonio Rosmini, pubblicata nel
1830 come propedeutica, secondo le intenzioni dell’autore, della costruenda
Enciclopedia filosofica. L’esposizione della gnoseologia rosminiana è preceduta da
un vasto esame storico-critico, che distingue le teorie della conoscenza proposte dal
pensiero occidentale in due grandi categorie: quelle che negano del tutto l’esistenza
di idee innate, errando così « per difetto », e quelle che presuppongono innate più
idee di quanto sia necessario, errando a loro volta « per eccesso ». Il principio
ultimo della certezza risiede, per il Rosmini, in un’intuizione immediata e
autoevidente, che ha per oggetto l’idea dell’essere: questo lume originario è la forma
stessa della ragione e la garanzia della sua oggettività. Ogni altra idea della mente
umana presuppone l’idea dell’essere e ogni giudizio la include più o meno