Page 91 - Dizionario di Filosofia
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epicurei e degli scettici.

          ÁPEIRON.  Voce  gr.  (da a-  priv.  e péras, limite, confine) che significa « ciò che è
          illimitato,  infinito  »  con  cui  Anassimandro  indicò  una  materia  indeterminata  e
          indifferenziata, in cui si unificano tutti i contrari, da lui concepita come principio di
          tutte le cose.

          APELLICÓNE dì Teo, in gr. Apellikôn, studioso di Aristotele e bibliofilo del I sec. a.
          C.  Ritrovò  a  Scepsi  nella  Troade  le  opere  acroamatiche*  di  Aristotele  e  di
          Teofrasto, che erano rimaste nascoste in una cantina per più di un secolo, le acquistò
          e le portò in Atene, ove si affrettò a farne fare una copia. La sua biblioteca fu poi
          trasportata da Silla (nell’84 a.C.) a Roma, dove le opere aristoteliche e teofrastee
          furono pubblicate da Tirannione e da Andronico* di Rodi.

          APOCATÀSTASI (dal gr. apokatástasis, ristabilimento). In alcune dottrine filosofiche
          antiche (pitagorici, stoici, ecc.), il ricostituirsi del mondo e della natura in ciascuno
          dei cicli che si ripetono infinite volte con gli stessi caratteri e nelle stesse forme. (È
          la teoria dell’eterno ritorno e del movimento ciclico dell’universo.)

          APODISSI  (dal  gr. apódeixis,  dimostrazione).  Nella  logica  aristotelica,  la
          dimostrazione  ottenuta  mediante  sillogismo  scientifico,  fondato  cioè  su  premesse
          vere; è basata quindi sul procedimento deduttivo.
          APODÌTTICO. In Aristotele, il termine ha il significato di pienamente dimostrativo, e
          viene applicato a quelle proposizioni che non possono essere contestate, perché sono

          il risultato di una dimostrazione, di un’apodissi*: al contrario, sono anapodittiche
          quelle verità che non hanno bisogno di dimostrazione, perché sono immediatamente
          evidenti  per  l’intelletto.  Kant  ha  ripreso  il  termine  con  il  significato  esclusivo  di
          logicamente necessario. Infatti egli distingue i giudizi secondo i quattro punti di vista
          della quantità,  della qualità,  della relazione  e  della modalità.  Si  considera  il
          giudizio dal punto di vista della modalità quando si esamina il valore che il pensiero

          annette al rapporto che unisce i termini del giudizio. Kant distingue così tre tipi di
          giudizi:  i  giudizi problematici, nei quali l’affermazione o la negazione si ammette
          come  semplicemente  possibile;  i  giudizi assertori,  in  cui  l’affermazione  o  la
          negazione si pone come reale, pur ammettendo che è possibile il contrario; i giudizi
          apodittici, nei quali l’affermazione o la negazione è considerata come necessaria.
          Nell’espressione « ogni cerchio ha un centro » è formulato un giudizio apodittico.

          APOFÀNTICO (gr. apophantikós), si dice di quella forma proposizionale che esprime
          il rapporto fondamentale tra soggetto e predicato. Nella logica aristotelica il giudizio
          apofantico significava un’affermazione di carattere ontologico tale da illuminare il
          soggetto, attraverso le determinazioni espresse nel predicato.

          APOLLÌNEO. Nell’estetica di Nietzsche (La nascita della tragedia, 1872), uno dei
          caratteri  fondamentali  dell’arte  classica,  che  corrisponde  al  momento  sereno  e
          contemplativo dello spirito, fonte della perfezione formale, dell’ordine delle linee,
          della finitezza plastica.
          APOLLÒNIO di Tiana (Cappadocia), filosofo neopitagorico del I sec. d.C. Intraprese
          lunghi  viaggi  predicando  ovunque  le  dottrine  di  Pitagora  e  proponendosi  di
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