Page 908 - Dizionario di Filosofia
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della questione, concludono in generale in un’aporia.

          2. I dialoghi della maturità mostrano un Platone che, superata l’« ironia » socratica,
          pratica  ormai  una  sua  personale  filosofia,  mettendo  in  bocca  a  Socrate  lunghi
          discorsi  sull’immortalità  dell’anima  (Fedone),  sull’amore  (Il  convito,  Fedro),
          sull’organizzazione della città ideale e sull’educazione del filosofo (La repubblica),
          che costituiscono i grandi temi dell’idealismo platonico.

          Questi due gruppi di dialoghi hanno in comune movimento, vivacità, drammaticità: la
          conversazione  si  svolge  naturalmente,  dopo  un  preambolo  pittoresco  e  animato
          (circolo  dei  sofisti  nel Protagora  e  nella Repubblica,  passeggiata  lungo  le  rive
          dell’Ilisso  nel Fedro),  i  personaggi,  ciascuno  con  la  sua  personalità  delineata,
          sostengono  una  parte  attiva:  così  i  commensali  del Convito  o  i  protagonisti  del
          Gorgia.
          3. Il terzo gruppo, quello dei dialoghi della vecchiaia, ha un carattere logicoastratto:

          gli argomenti sono ispirati a una metafisica critica e i dialoghi lasciano il posto a
          esposizioni, appena interrotte dalle formule di assenso di discepoli ben disciplinati.
          Così il Teeteto, Il sofista e Il politico sono ormai solo lezioni registrate per iscritto.
          Le  trattazioni  contengono  una  dimostrazione  razionale  o  un’esposizione  mediante
          miti, quando la verità non sia dimostrabile razionalmente; di essi, i più importanti
          sviluppano  (sulla  scia  dell’eleatismo)  i  temi  dell’uno  e  del  molteplice,  del  non

          essere e del bene, non più in senso ontologico, ma etico. Nel Timeo, svolgendo una
          teoria cosmogonica, Platone viene ad affrontare i problemi della fisica, ignoti alla
          speculazione socratica. La presenza dei miti a risonanza religiosa è dovuta forse a
          un’influenza pitagorica. Altro sono i paradigmi, o esempi simbolici, che chiariscono
          un’idea  astratta:  l’immagine  della  caverna  (La  repubblica)  e  il  paradigma  del
          tessitore reale (Il politico) sono i più noti. (Per il contenuto di ogni dialogo, v. ai
          singoli titoli.)

          Dialoghi (Dialogorum libri), titolo improprio di una raccolta postuma di dieci scritti
          di  Seneca,  informati  allo  spirito  delle  dispute  filosofiche  ma  senza  struttura
          dialogica, tranne quello sulla Tranquillità dell’anima. Argomento ne sono peculiari
          principi della morale stoica (De providentia, De constantia sapientis, De ira, De

          vita  beata,  De  tranquillitate  animi.  De  otio  e De  brevitate  vitae)  e  motivi  del
          genere consolatorio (Ad Marciam, Ad Polybium e Ad Helviam matrem).
          Dialoghi sulla religione naturale (Dialogues concerning natural religion), opera
          postuma  di  Hume  (1779),  il  cui  progetto  e  la  cui  stesura  risale  tuttavia  agli  anni
          cinquanta del secolo. La laboriosa gestazione si spiega con il contenuto filosofico

          radicale, di smantellamento delle pretese razionali della teologia, che aveva indotto
          l’autore  alla  prudenza per  quanto  riguardava  la  pubblicazione  e  lo  aveva  altresì
          indotto  a  continue  verifiche  delle  tesi  filosofiche  proposte,  per  la  preoccupazione
          che  il  dialogo  risultasse  artificioso  e  scontato  nelle  sue  conclusioni.  In  effetti,  la
          critica  è  concorde  nel  riconoscere  la  portata  degli  argomenti  dei Dialoghi  nei
          confronti  della  teologia  naturale,  oltre  che  l’eccezionale  qualità  dell’esposizione,

          che ricorda i più famosi esempi di dialoghi filosofici. Protagonisti sono il mistico
          Demea,  il  deista  Cleante  e  lo  scettico  Filone,  forse  il  più  aderente  alle  posizioni
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