Page 906 - Dizionario di Filosofia
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si giudica un’azione da compiere; sotto queste categorie si allineano i profitti e le
          perdite: si stabilisce così un calcolo mediante il quale si valuta l’azione.
          De  Providentia  (La  Provvidenza),  trattato  filosofico  di  Seneca,  probabilmente
          facente  parte  di  un’opera  più  ampia,  composto  negli  ultimi  anni  della  sua  vita  e

          dedicato  a  Lucilio.  Al  problema  del  perché  nella  vita  gli  uomini  virtuosi  siano
          colpiti da sciagure, mentre i malvagi hanno la fortuna propizia, si risponde che ciò è
          dovuto a un disegno della Provvidenza, che mette alla prova la virtù degli uomini più
          meritevoli. La sventura quindi è un privilegio, non una punizione.
          De rerum natura (Il mondo della natura), poema filosofico di Lucrezio, in sei libri
          in cui è esposta, con talune innovazioni, la dottrina materialistica di Epicuro sulla

          natura del mondo e degli uomini, per la conoscenza della quale rappresenta una fonte
          importante.  L’opera,  che  si  apre  con  una  invocazione  a  Venere  Genitrice  e  con
          l’appassionato  impegno  di  liberare  gli  animi  umani  dalle  superstizioni  ataviche,
          nella visione razionale del vero, dimostra come nulla in natura nasce dal nulla (nihil
          ex  nihilo)  e  che  i  corpi  tutti  si  formano  e  si  dissolvono  per  un  processo  di

          aggregazione  e  di  disgregazione  di  atomi  moventisi  nel  vuoto.  Nell’infinità  della
          materia e dello spazio opera un ferreo meccanicismo, temperato da una spontanea
          deviazione (clinamen) delle particelle primordiali dalla linea verticale di caduta,
          che permette il libero arbitrio (libri I-II). Nell’uomo esiste un animus, o mente, che
          ha sede nel petto con funzione egemonica, e un’anima, forza vitale, diffusa per ogni
          dove  nel  corpo.  Entrambi  sono  mortali  e  non  soggetti  a  una  sopravvivenza
          ultraterrena.  Ogni  conoscenza  avviene  per  via  di  sensazioni  che,  suscitate  da
          sottilissime  membrane  (simulacra rerum)  emanate  dalle  cose,  vengono  trasmesse

          all’intelletto (libri III-IV). La creazione del mondo non è opera degli dei, che vivono
          sereni  negli intermundia nel completo disinteresse delle vicende umane, ma delle
          innumerevoli  combinazioni  di  atomi  raggruppantisi  secondo  forma  e  peso,  e  si  è
          compiuta  per  lenta  e  progressiva  evoluzione;  così  pure  l’origine  delle  comunità
          civili e del loro graduale sviluppo non è dovuta a una provvidenza divina, ma al

          principio  dell’utilità  e  dell’esperienza,  suggerita  dalla  pratica  quotidiana.  I
          cataclismi, non diversamente dai fenomeni cosmici, accadono per legge naturale e
          non per intervento degli dei e tanto meno costituiscono un loro terribile mezzo per
          punire i mortali (libri V-VI).
          Composto,  probabilmente,  tra  il  60  e  il  55  a.C.  ed  edito  da  Cicerone,  senza  che
          l’autore  potesse  darvi  l’ultima  mano,  il De  rerum  natura  è  una  delle  opere  più
          ricche di pensiero e di arte, non solo della letteratura romana, ma di ogni tempo. La

          notevole fortuna che ebbe subito dopo la pubblicazione si prolungò fino al VI sec.
          d.C., per cessare all’avvento del medioevo; riprese, quindi, durante l’Umanesimo.
          Destino  dell’uomo  (IL)  [Die  Bestimmung  des  Menschen],  opera  di  Fichte,
          pubblicata  nel  1800.  La  sensazione  è,  secondo  l’autore,  una  modificazione

          dell’essere senziente; si può perciò pensare che fuori del soggetto senziente, cioè
          fuori di noi, esista un soggetto esterno causa di queste modificazioni. Ma il principio
          di causalità che lo presupporrebbe ha una realtà puramente soggettiva, dal momento
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