Page 907 - Dizionario di Filosofia
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che esiste unicamente nel nostro spirito; a maggior ragione il mondo esterno, che è

          un’induzione  dello  stesso  principio,  non  può  avere  un’altra  realtà  che  non  sia
          ugualmente soggettiva. Poiché l’uomo non vive solamente nel pensiero, ma tende anzi
          a realizzarlo nell’azione, che costituisce il suo vero destino, se egli non trovasse un
          mondo  esterno sul quale la sua azione facesse presa, questa costituirebbe soltanto
          uno sforzo inutile e irrisorio. Ma ciò sarebbe assurdo e contraddittorio: l’uomo non
          può  non  credere  alla  possibilità  della  sua  azione.  Così  l’esistenza  del  mondo,

          indimostrabile alla luce della scienza, appare, conclude Fichte, in tutta la sua realtà
          alla  luce  della  credenza,  la  quale  si  basa  unicamente  sulla  coscienza.  In  questi
          termini il filosofo espone qui il suo idealismo* soggettivo.
          Dialettica della Natura (Dialektik der Natur), opera di Friedrich Èngels, scritta dal
          1873 al 1883 e pubblicata postuma nel 1925. In essa l’autore analizza l’evoluzione

          storica delle scienze e mette in luce il carattere dialettico delle leggi scientifiche e
          dei  fatti  naturali  che  esse  interpretano.  Di  particolare  interesse  le  pagine  sulla
          materia e l’energia, sul darwinismo, sull’infinito matematico, sul caso e la necessità,
          sul lavoro e la sua importanza nella formazione della specie umana.

          Dialoghi  di  Platone.  Titolo  sotto  cui  si  riunisce  l’intera  opera  di  Platone,  a
          eccezione delle Epistole e dell’Apologia di Socrate, che pur fanno tradizionalmente
          parte  del corpus platonico. Il dialogo filosofico, fissato come genere letterario da
          Platone,  ha  la  sua  origine  nell’insegnamento  socratico.  Sebbene  infatti  sia  molto
          probabile  che  taluni  sofisti,  prima  di  lui,  abbiano  praticato  il  metodo  di  indagare
          attraverso domande e risposte, Socrate, assumendo il dialogo a cardine della sua arte
          « maieutica », con la quale, mediante appunto la posizione di domande, tendeva a

          portare alla luce le idee che i suoi discepoli già portavano in loro, ne ha fatto, oltre
          che una tecnica, il metodo stesso del filosofare. La migliore testimonianza di tale arte
          è  costituita  dall’insieme  dei  dialoghi  conservati  sotto  il  nome  di  Platone.  La
          classificazione  ne  è  stata  a  lungo  incerta,  fintanto  che  si  è  data  come  scontata
          un’evoluzione del pensiero di Platone, che in realtà avrebbe dovuto essere l’oggetto
          primo della ricerca: così, per tutto il XIX sec., gli studiosi hanno raggiunto risultati

          contraddittori.  In  seguito  (fine  del XIX  -  inizi  del XX  sec.)  Lewis  Campbell,
          Lutosławski,  Dittenberger,  ecc.  presero  come  punto  di  riferimento  le Leggi,
          certamente  l’ultima  opera,  perché  rimasta  incompiuta  alla  morte  di  Platone  e
          sottoposero  il corpus  platonico  a  una  vasta  indagine  stilistica  che,  integrato  con
          l’esame interno dei dialoghi, con particolare riferimento al progressivo affievolirsi
          dell’azione a vantaggio della narrazione e ai nuclei teoretici sicuramente platonici
          (teoria  delle  idee,  immortalità  dell’anima,  ecc.),  ha  condotto,  rispetto  al  duplice

          problema  dell’autenticità  e  della  cronologia,  a  risultati  oggi  ammessi  quasi
          universalmente. Si distinguono tre gruppi di dialoghi.
          1 . I  dialoghi  della  giovinezza,  o  dialoghi  socratici,  ancora  assai  vicini
          all’insegnamento  di  Socrate,  contengono  discussioni  vivaci  che  hanno  l’intento  di
          definire  una  nozione  morale:  il  coraggio  (Lachete),  la  pietà  (Eutifrone),  la

          temperanza (Carmide), talvolta, affrontano problemi più complessi, come, ad es., se
          la  virtù  possa  essere  insegnata  (Protagora).  Dopo  aver  discusso  parecchi  aspetti
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